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È esattamente questo che succede in “Nei boschi eterni”. Per centinaia di pagine seguiamo il corso caotico dei pensieri di Adamsberg, tra passato e presente, tra formule magiche e guerre di stambecchi, per renderci conto solo alla fine che siamo stati tutti tratti in inganno, a cominciare da lui e dall’intera squadra Anticrimine del tredicesimo arrondissement di Parigi. A niente valgono le logiche erudizioni di Danglard, la potenza di Retancourt, la tecnologia di Froissy, e le altre qualità dei poliziotti della squadra. Alla fine, per trovare una collega scomparsa, bisogna fare affidamento sul fiuto di un gatto che di solito è troppo inerte perfino per andare fino alla ciotola dell’acqua. sono queste le uniche armi che Adamsberg possiede, armi imprecise, senza mirino, senza filo, senza impugnatura. Armi che nemmeno lui sa come utilizzare. Non c’è una regola, non c’è logica. Adamsberg ha solo una vanga con cui spalare nuvole. Che potrà sembrare inutile, ma solo lui sa come fare bene una cosa inutile.
Adamsberg annuì: la solida razionalità della patologa lo faceva riemergere dalle sue brume. L’ombra non poteva essere ovunque, a Freiburg, alla Chapelle, a Montrouge, a casa sua. Era soprattutto nella sua testa.
“Hai ragione”, disse.
“Limitati a lavorare come un idiota, un passo per volta. Il lucido, le scarpe, la descrizione tipo che ti ho fornito, i testimoni che potrebbero averla vista con Diala e La Paille”.
“In fondo, mi consigli di lavorare logicamente”.
“Sì. Conosci un altro modo?”.
“Conosco solo un altro modo”.
2 commenti:
i tuoi commenti mi fanno sempre venir voglia di iniziare a leggere il libro che consigli. Questo tra l'altro ce l'ho in libreria...
Un abbraccio
fra
Non ti resta che procurare tutti gli altri! ^^ Io sto sbavando da un mese dietro all'ultimo, "Un luogo incerto"... non vedo l'ora di poterlo comprare! Un bacio, :-)
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