lunedì 24 maggio 2010

Cos'è successo al Cavaliere oscuro?

Immagino sia la storia che tutti vorrebbero scrivere, ma anche quella che nessuno vorrebbe mai scrivere. Così come chi ama una persona considera un grande onore pronunciarne l’orazione funebre, ma allo stesso tempo non vorrebbe mai farlo perché significherebbe che quella persona è morta, allo stesso modo scrivere l’ultima storia di Batman deve essere un onore e un peso indescrivibili. Però tutto questo presuppone che Batman possa morire, cosa di cui Neil Gaiman non sembra essere così sicuro. Ed è proprio per questo che Batman muore. Un sacco di volte. Bene, adesso che siete tutti veramente confusi, possiamo parlare di “Batman – Cos’è successo al Cavaliere oscuro?”, una storia in cui Gaiman dà prova della sua grande fantasia miscelata ad un profondo e sentito legame con il personaggio e gli autori che nel corso di settant’anni ne hanno raccontato le storie, cimentandosi allo stesso tempo con un contesto che non è propriamente il suo, quello in cui l’autore inglese si sente più a suo agio, vale a dire il fantasy. Se esiste il contrario si fantasy, questo è proprio Gotham city, e se dovessi pensare al contrario di Sogno, credo che lo chiamerei Batman. Ci sono un sacco di eroi, e un sacco di supereroi, però è strano trovare un supereroe che non abbia niente di super, anzi, ce n’è uno soltanto: Batman. In mezzo a un tizio che può far esplodere un pianeta con gli occhi, ad uno che corre alla velocità della luce, uno che legge nel pensiero ed uno che dà forma alla sua volontà, ce n’è uno che lancia strani aggeggi a forma di ali di pipistrello, che per arrampicarsi ha bisogno di una fune, che se gli sparano sanguina. Eppure è il più forte in assoluto. Quando l’hanno accusato di essere peggio dei peggiori criminali, ha risposto che si sbagliavano, che lui era quello che stava tra i peggiori criminali e la città. Quando gli hanno detto che se fosse tornato a Gotham l’avrebbero ucciso, ha sorriso, dicendo che provando ad uccidere lui, non avrebbero potuto uccidere persone innocenti, ed è tornato a casa. La storia di Gaiman è un tributo, sia al personaggio sia agli autori che in tanti anni lo hanno reso tale, al punto che sia lui che il meraviglioso Andy Kubert hanno, nei loro rispettivi ruoli, cercato di immaginare cosa avrebbero fatto gli autori del passato se avessero scritto le frasi e disegnato le tavole della storia.

Batman è morto. E Gotham city viene a rendergli omaggio, nello squallido retro di un sudicio bar dove Joe Chili fa il barista, mentre Alfred sistema la sala e accoglie gli ospiti. Jim Gordon accanto al Joker, Selina Kyle accanto a Due facce, Superman accanto a Ras Al Ghul, tutti a vegliare quel corpo nella bara che cambia ad ogni tavola in omaggio ai suoi disegnatori. Nella stanza c’è uno spirito, lo stesso Batman, che non capisce cosa sta succedendo davanti ai suoi occhi, e un altro spirito, femminile, che cerca di aiutarlo a capire. Ognuno fa la sua orazione, ognuno racconta come è morto Batman, perché è morto Batman. Ma solo il più grande detective del mondo può scoprire la verità dietro quel corpo, dietro quella maschera.

Attraverso le parole di Gaiman, scopriamo una grande verità, per mezzo di un finale meraviglioso e poetico nella sua semplicità. Ci sarà sempre un Superman, perché è bello che ci sia, così come una Lanterna verde, un Flash, una Wonder Woman. Ma ci sarà sempre un Batman perché è necessario, perché solo lui può fare quello che fa, solo lui ha quella forza e quel coraggio che servono a Gotham city. Non fa quello che fa per rendere il mondo un posto migliore, o per ispirare gli altri, lo fa perché è necessario che qualcuno si opponga, a prescindere dal risultato finale. Superman non avrebbe la forza di combattere senza la certezza che le sue azioni renderanno il mondo migliore di com’è adesso. Batman ha la forza di combattere con la certezza che non otterrà alcun risultato sulla lunga distanza. Ha la forza di accettare che i suoi sforzi non ripuliranno le strade dalla criminalità. Ci saranno sempre un Thomas e una Martha Wayne che moriranno in un vicolo buio uccisi da un Joe Chili, lasciando da solo un piccolo Bruce Wayne. Ci sarà sempre un Joker che evaderà da Arkham. Per questo ci sarà sempre un Batman nel cielo di Gotham. Superman cerca di cambiare il mondo. Ci vuole molta più forza per fare del proprio meglio per lasciarlo così com’è. Credere che ci sarà sempre il male è molto più difficile che credere nel bene. Batman è morto. Lunga vita a Batman.

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