lunedì 12 luglio 2010

Le [di]visioni imperfette

Mi piacciono i fumetti classici, e questa non è una novità. Chi frequenta queste pagine si sarà accorto che non sono mai stato particolarmente interessato ai prodotti underground, o estremamente concettuali, o dall’altro lato iperrealisti. Per me, l’immaginario, il fantastico, l’irreale sono ingredienti fondamentali di un’opera a fumetti, e anche se ho apprezzato in passato cose come “Maus” o “Uomo faber”, i miei generi preferiti rimangono comunque altri. Allora vi chiederete: “Che diavolo ci fai con un fumetto di Makkox?”. La risposta è molteplice e forse suonerà un po’ incoerente con quello che ho detto finora, ma, a dirla tutta, non me ne frega proprio niente.

Cominciamo dal fatto che per me i titoli sono molto importanti nella scelta di qualcosa, quantomeno nel catturare l’attenzione nel momento iniziale, e quelle parentesi quadre a incarcerare il “di”, creando un doppio titolo – Le divisioni o Le visioni? – mi aveva molto colpito. Poi avevo letto un po’ di vignette passate in giro per il web, e mi erano piaciute. Terzo, un po’ di tempo fa avevo colto un fuori onda, in cui l’amico Salvatore, parlando con qualcuno che adesso non ricordo chi fosse, prendeva in mano questo volume e diceva: “Questo, per adesso, è il mio autore preferito”. Insomma, c’erano abbastanza motivi per leggere questo volumetto. Il colpo di grazia alla indecisione l’ha dato la notizia che l’autore sarebbe venuto in fumetteria per autografi, disegni, chiacchiere e sfincione (cui poi si è aggiunta anche la caponata), per cui non ho avuto più nessun appiglio per rinunciare. Ecco come “Le [di]visioni imperfette” è finito nella mia libreria.

Ma ora devo parlare del fumetto, e qui le cose si complicano. Marco Dambrosio (Makkox per gli amici), per sua stessa ammissione, prende molto spunto dalla televisione e in particolare dalle serie televisive. E in effetti, non so se questa ‘cosa’ si possa definire un vero e proprio fumetto. L’introduzione di Recchioni ci fa sapere che in realtà rappresenta una raccolta di tavole, legate da un unico filo narrativo, che continua una serie iniziata sul web e misteriosamente interrotta. Tuttavia la storia è godibilissima anche entrando in sala quando inizia il secondo tempo. Ci caliamo subito nelle vicende complicate e realissime di Piero, Roberto, Sveva e Mirella, personaggi, o forse persone, che è difficile capire quanto siano inventate e quanto reali (questo forse non lo sa neanche il buon Marco...). la narrazione telegrafica, incisiva, i continui cambi di scena, il costante arrivo di personaggi che non conosciamo e che compaiono come se tutti sapessero chi sono, tutto contribuisce a mantenere alta l’attenzione e costringe a girare tavola dopo tavola, soffermandosi su ognuna giusto il tempo necessario per ammirare i tratti e gli acquerelli che danno un contrasto bellissimo tra irrealtà grafica ed estremo realismo narrativo.

Ma il punto di forza del volume, secondo me, è la seconda parte, il capitolo “Le divisioni interrotte”, dove l’autore rende davvero la sua opera una fiction, con scene tagliate in cui i personaggi diventano dei veri attori che commentano il modo in cui è finita la serie, cioè la morte dello sceneggiatore. Una carica narrativa davvero invidiabile quella che Makkox esprime in queste ultime dodici tavole. Anche solo per queste, vale la pena di leggere quest’opera. E poi, mi ha anche fatto il disegno sul foglio!

1 commento:

Valentina Ariete ha detto...

Ehi dottore come va?

Ti ho dato un premio: http://eyeswideciak.blogspot.com/2010/07/momento-di-vero-godimento-n-44-premio.html

Un saluto!