Quella di “God of war” è una delle più famose saghe realizzate nel mondo dei videogiochi, e se è così ci sarà un motivo. A mio modo di vedere, questo risiede nella capacità di saper sintetizzare diversi generi che questo prodotto ha dimostrato fin dal primo capitolo, comparso ormai diversi anni fa. Da un lato, infatti, “God of war” era il classico gioco d’azione, in cui la dinamica fondamentale consisteva nel far fuori orde di nemici agguerrite più che mai per proseguire nel percorso. E in effetti questa è una delle tematiche che più di frequente ricorre nei videogiochi. Su questo substrato, però, gli autori sono stati bravi a inserire tutta una serie di elementi che hanno reso “God of war” un prodotto particolare e interessante. Primo di questi elementi, la storia. Le battaglie di Kratos, il generale spartano protagonista dell’avventura, non sono solo una manifestazione di violenza simulata, ma rappresentano l’unico mezzo che il personaggio ha per proseguire nella sua storia. Un generale, ingannato e tradito dal dio della guerra Ares, giura di vendicarsi di quest’ultimo e inizia un percorso irto di pericoli e scontri che lo porterà ad affrontare ed uccidere il suo avversario, per prenderne poi il posto come nuovo dio della guerra. Così arriviamo al secondo elemento che raramente si è visto in un gioco di avventura, vale a dire la mitologia greca. Sotto questo punto di vista, occorre una precisazione. È chiaro che si tratta comunque di un prodotto di fantasia, e quindi non ci si deve aspettare una fedele corrispondenza con i miti classici, ma piuttosto un loro adattamento funzionale alla storia. Così, non ha senso storcere il naso come fa qualcuno quando Kratos si avventura nel tempio di Pandora, sostenendo che nella mitologia classica non è mai esistito un tempio dedicato a Pandora in quanto quest’ultima non era una divinità. Per la narrazione delle avventure del soldato spartano, era funzionale che esistesse questo luogo, e tanto basta. Un altro elemento che ho apprezzato molto è il velo di mistero che avvolge il passato del protagonista, e che viene svelato poco per volta ma mano che si prosegue nella storia, attraverso dei flashback che rivelano momenti particolarmente dolorosi della vita del generale e che spiegano cosa e chi è responsabile della sua attuale sete di vendetta. Una vendetta che si compierà appieno ed in maniera sconvolgente solo nel terzo capitolo della saga, che si è affacciato sul mercato solo da pochi mesi e che già è in testa alle classifiche di vendita, a dimostrare che la casa produttrice e gli autori hanno saputo sfruttare appieno le potenzialità hardware della nuova macchina PS3. ma l’altra operazione molto intelligente che vorrei sottolineare con piacere è stata rieditare i primi due capitoli della saga, usciti per PS2, in versione rimasterizzata su supporto blueray, che ne ha permesso un miglioramento dal punto di vista grafico. Sebbene si riconoscano le differenze rispetto all’ultimo capitolo, creato di sana pianta per PS3, le prime due avventure sono godibilissime in questo formato. Inoltre, l’edizione Trilogy consente di avere tutti e tre i titoli con una aggiunta di soli venti euro rispetto al prezzo di lancio del solo terzo capitolo. Se non è un’occasione questa... Speriamo che la Sony, forte di questo successo, decida di editare altre saghe rieditate in passato, e che hanno fatto la storia del videogioco. Ogni riferimento alla saga di Metal Gear Solid NON è puramente casuale!
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