Inauguro qui una nuova serie di post, che spero possa essere lunga e divertente, e che avrà come argomento il gioco. Potrà sembrare strano, ma lo ritengo una delle cose più importanti dell’esperienza umana, e quindi rientra appieno nello spirito fondante di questo blog, cioè dare valore alle cose preziose. Il gioco non è solo qualcosa riservato ai bambini, né tanto meno un’attività futile o una perdita di tempo. Credo di poter dire che il gioco è la ragione per cui siamo quello che siamo. Non è un caso che i bambini, subito dopo la nascita, comincino a interagire col mondo proprio giocando. E non è una cosa limitata solo alla specie umana. Chiunque abbia avuto occasione di avere dei cuccioli avrà notato che una quota importante del loro tempo la trascorrono giocando tra loro. Questo perché è dimostrato che il gioco permette di formare e potenziare tutte quelle attività e capacità che saranno fondamentali nella vita adulta. I felini, ad esempio, giocando da cuccioli, imparano a muoversi nell’ambiente circostante, a cacciare e a interagire con i loro simili. Non è un caso che i bambini che da piccoli dedicano molto spazio ai giochi di gruppo si rivelano più socievoli e più portati a stare in compagnia. Allo stesso modo, i giochi che stimolano le attività cerebrali rendono più attivi e produttivi nel mondo del lavoro. È anche dimostrato che l’attivazione in età precoce di più sistemi nervosi contemporaneamente, come è richiesto dai giochi complessi, migliora le capacità intellettive. In definitiva, giocare rende più intelligenti, più svegli, più attivi. È questo il motivo per cui credo che il gioco dovrebbe far parte anche della vita adulta, in tutte le sue forme. Personalmente trovo molto belle quelle immagini in cui si vedono gli anziani che giocano a carte seduti all’ombra del primo pomeriggio. Se ho deciso di inaugurare questa rubrica (chiamiamola così), è perché i giochi hanno una storia e, uno per volta, avrei piacere di condividere queste storie con quanti vorranno leggere queste pagine.
Gioco 1 – Wari
Il primo gioco di cui parlo è il Wari. È uno dei tanti giochi da scacchiera che si praticano in molte parti del mondo. È anche noto con il nome di Mancala ed è stato giocato per migliaia di anni in Egitto, dove ne sono state trovate tracce negli scavi della piramide di Keope e dei templi di Karnak e Luxor. Il gioco si diffuse in Asia e in Africa, dove gli Arabi vi apportarono alcune varianti. In questo modo, si trasmesse fino ai viaggiatori europei del XIX secolo, diventando così noto anche alle culture occidentali. La semplicità dei materiali necessari per giocare al Wari ne ha determinato la grande diffusione nei paesi più poveri. Ad esempio, i bambini africani sono soliti giocare in scacchiere scavate direttamente nel terreno, usando come pedine piccoli sassolini o noccioli di frutta. Secondo la tradizione, si gioca al Wari per divertimento o per il prestigio che offre, mai per denaro. In alcune regioni ha perfino un significato religioso. Nel Surinam, i familiari di un defunto giocano al Wari il giorno prima della sepoltura, per tenere compagnia all’anima del morto che non si è ancora allontanata, ma al calar della notte smettono, perché se continuassero i fantasmi, attirati dal gioco, verrebbero a portare via le loro anime.
La tavoletta del Wari è costituita da due file di sei cavità, più altre due cavità alle estremità che servono solo a contenere i pezzi catturati da ciascun giocatore e possono anche non esserci quando ciascuno tenga il suo bottino da parte. Ognuna delle sei cavità delle due file viene riempita con quattro piccoli oggetti, come semi, sassolini, ceci, ecc. Nel proprio turno, il giocatore preleva tutti i pezzi contenuti in uno dei sei buchi del suo campo di gioco e li distribuisce, uno per volta, nei buchi successivi in senso orario. In questo modo, durante la partita, le cavità potranno contenere un numero variabile di pezzi. Lo scopo del gioco è riuscire a depositare uno o più dei pezzi prelevati dal proprio lato in uno o più buchi dell’avversario che contengano solo uno o due pezzi. Quando questo accade, il giocatore che dispone i suoi pezzi nelle caselle avversarie, che a questo punto conterranno due o tre pezzi, cattura tutto quello che c’è in quelle caselle e le tiene da parte come suo bottino. Il gioco termina quando tutti i buchi del lato di un giocatore sono vuoti e tocca a lui giocare. In questo caso, l’altro giocatore avrà conquistato tutti i pezzi messi in gioco all’inizio, o mettendoli da parte come catturati o tenendoli nel suo campo di gioco, e sarà il vincitore della partita.
Gioco 1 – Wari
Il primo gioco di cui parlo è il Wari. È uno dei tanti giochi da scacchiera che si praticano in molte parti del mondo. È anche noto con il nome di Mancala ed è stato giocato per migliaia di anni in Egitto, dove ne sono state trovate tracce negli scavi della piramide di Keope e dei templi di Karnak e Luxor. Il gioco si diffuse in Asia e in Africa, dove gli Arabi vi apportarono alcune varianti. In questo modo, si trasmesse fino ai viaggiatori europei del XIX secolo, diventando così noto anche alle culture occidentali. La semplicità dei materiali necessari per giocare al Wari ne ha determinato la grande diffusione nei paesi più poveri. Ad esempio, i bambini africani sono soliti giocare in scacchiere scavate direttamente nel terreno, usando come pedine piccoli sassolini o noccioli di frutta. Secondo la tradizione, si gioca al Wari per divertimento o per il prestigio che offre, mai per denaro. In alcune regioni ha perfino un significato religioso. Nel Surinam, i familiari di un defunto giocano al Wari il giorno prima della sepoltura, per tenere compagnia all’anima del morto che non si è ancora allontanata, ma al calar della notte smettono, perché se continuassero i fantasmi, attirati dal gioco, verrebbero a portare via le loro anime.
La tavoletta del Wari è costituita da due file di sei cavità, più altre due cavità alle estremità che servono solo a contenere i pezzi catturati da ciascun giocatore e possono anche non esserci quando ciascuno tenga il suo bottino da parte. Ognuna delle sei cavità delle due file viene riempita con quattro piccoli oggetti, come semi, sassolini, ceci, ecc. Nel proprio turno, il giocatore preleva tutti i pezzi contenuti in uno dei sei buchi del suo campo di gioco e li distribuisce, uno per volta, nei buchi successivi in senso orario. In questo modo, durante la partita, le cavità potranno contenere un numero variabile di pezzi. Lo scopo del gioco è riuscire a depositare uno o più dei pezzi prelevati dal proprio lato in uno o più buchi dell’avversario che contengano solo uno o due pezzi. Quando questo accade, il giocatore che dispone i suoi pezzi nelle caselle avversarie, che a questo punto conterranno due o tre pezzi, cattura tutto quello che c’è in quelle caselle e le tiene da parte come suo bottino. Il gioco termina quando tutti i buchi del lato di un giocatore sono vuoti e tocca a lui giocare. In questo caso, l’altro giocatore avrà conquistato tutti i pezzi messi in gioco all’inizio, o mettendoli da parte come catturati o tenendoli nel suo campo di gioco, e sarà il vincitore della partita.