giovedì 9 dicembre 2010

Northlanders

L’epopea delle terre del nord creata da Brian Wood circa un anno fa è ormai giunta al terzo volume, il che consente di avere a disposizione un po’ di materiale di cui parlare. La cosmogonia dei popoli del Nordeuropa ha sempre costituito un terreno fertile per narratori di tutti i tipi, pensiamo per esempio alle decine di romanzi dal sapore fantasy ma allo stesso tempo calati nella storia reale che hanno per protagonisti i Celti, i Sassoni o i Vichinghi. Un altro esempio potrebbe essere l’ultimo capitolo della saga di Tomb Raider, dove la protagonista Lara Croft si trova catapultata in una avventura intrisa, dall’inizio alla fine, della mitologia vichinga. Non ultimo, il mondo del fumetto ha negli anni attinto a piene mani da questo pantheon, ricordiamo ad esempio il mitico Thor della Marvel comics.

In questo contesto si inserisce anche “Northlanders”, una saga in più parti che ha per protagonisti i popoli del nord. Tuttavia, rispetto al passato, questa serie mostra delle caratteristiche peculiari. La più significativa, a mio modo di vedere, è che abbiamo di fronte storie che hanno per protagonisti personaggi reali inseriti in un periodo storico ben preciso, vale a dire il primo Medioevo. Non abbiamo a che fare con supereroi, demoni, spiriti, folletti o quant’altro, ma con soldati, navigatori, contadini, sicari, esploratori, mercanti, monaci. Di fatto, leggiamo la cronaca romanzata di quella che era la vita reale di quei popoli in quel periodo storico. Le spedizioni vichinghe e le loro scorribande lungo le coste della Francia e dell’Inghilterra, le rivalità tra possidenti terrieri che davano origine a faide lunghe decenni, i tentativi di conversione alla ‘vera fede’ dei popoli definiti barbari da parte dei monaci missionari in quelle terre lontane. Tutto questo raccontato come sfondo alle vicende di singoli personaggi, che si alternano nei vari capitoli dello stesso palcoscenico, le fredde e desolate terre dell’Europa del nord. Forse è proprio questo che rende coinvolgenti queste storie: il mondo in cui sono ambientate. Il fascino di qualcosa di sconosciuto, di lontano, di profondamente diverso da quello che siamo abituati a vedere affacciandoci dalle nostre finestre. Valli di neve bianca che si estendono a perdita d’occhio, foreste talmente fitte che non vi penetrano neanche i raggi del sole, mari in tempesta che scuotono le navi con le vele squarciate dal vento. E in mezzo a tutto questo, uomini e donne che si confrontano con forze ben più grandi di loro, in un mondo dove tutto, perfino un letto su cui riposare, rappresenta una sfida prima e una conquista poi.

Una bella saga, orchestrata in maniera interessante da Brian Wood, coordinatore di una varietà di disegnatori (tra i quali un cenno merita l’italianissimo Davide Gianfelice, autore del primo volume) che hanno saputo adattare molto bene i loro tratti alle atmosfere narrate. Una lettura che potrebbe interessare chi, come me, subisce il fascino delle terre del nord e della loro caratteristica peculiare: il freddo.

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