Quello dell’invisibilità è un tema molto sfruttato dagli scrittori che scelgono come tematiche delle loro storie quelle legate al sovrannaturale. Senza sforzare troppo la memoria, riesco a ricordare H. G. Welles, anche se devo confessare che purtroppo non ho ancora avuto occasione di leggere le sue opere, ma mi riprometto di farlo appena possibile. È proprio al romanzo di Welles che si è ispirato Jeff Lemire nello scrivere questa graphic novel, almeno da quello che si può leggere in quarta di copertina, riprendendone il tema fondamentale e trasponendolo in un’opera a fumetti piuttosto particolare.
Avete presente quelle piccole cittadine della provincia nord americana, quelle immerse nella neve otto mesi all’anno, quelle dove all’ingresso c’è il cartello con scritto ‘Benvenuti a ... Patria del... Abitanti n°...’? Quelle dove tutti conoscono tutti, tutti hanno qualche segreto, e soprattutto dove non succede mai niente, ma proprio niente? Large Mouth è esattamente una di quelle. Figuratevi quello che può succedere quando a suonare il campanello del bancone dell’unico motel si presenta un tizio interamente coperto di bende, che si chiude nella sua camera per interi giorni ed esce solo qualche minuto per procurarsi il cibo. È ovvio che tutti cominciano a parlare. Chi sarà, perché è conciato in quel modo, cosa è venuto a fare... le classiche domande da strano forestiero appena arrivato. Ma insieme a queste comincia a insinuarsi nella mente degli abitanti il tarlo della paranoia, che li porta a pensare che il mite e taciturno John Griffen possa essere un criminale in fuga che cerca di nascondere il suo volto da ricercato. Solo una persona non sembra impaurita dal forestiero, anzi ne è incuriosita, al punto da cercare timidamente di entrare in contatto con lui: la giovane Vickie, una adolescente solitaria e un po’ in contrasto con la mentalità provinciale del padre.
La storia tessuta da Lemire risulta piacevole e piena di spunti di riflessione, in particolare è interessante vedere come un evento del tutto normale come l’arrivo di una persona in un albergo possa, in base ad alcune caratteristiche, arrivare a turbare l’equilibrio sociale di una intera comunità. La paura per il diverso e lo sconosciuto è il tema conduttore di tutta la storia, ma è interessante anche vedere come è composto lo stato d’animo di questo personaggio, palesemente tormentato dai rimorsi e in fuga dal passato, alla spasmodica ricerca non solo di una soluzione per il male che lo affligge, ma soprattutto di un luogo dove essere lasciato in pace.
Molto bello infine il tratto grafico, di cui è autore lo stesso Lemire, che con una piacevole scelta tricromatica (bianco, nero e blu) riesce a rendere alla perfezione le atmosfere ambientali e psicologiche della storia pur mantenendo una impostazione molto classica e equilibrata della tavola. In definitiva, un bel romanzo grafico che merita appieno l’edizione rilegata e cartonata che le è stata data. Speriamo di vedere presto in Italia altre opere dello stesso autore.
Avete presente quelle piccole cittadine della provincia nord americana, quelle immerse nella neve otto mesi all’anno, quelle dove all’ingresso c’è il cartello con scritto ‘Benvenuti a ... Patria del... Abitanti n°...’? Quelle dove tutti conoscono tutti, tutti hanno qualche segreto, e soprattutto dove non succede mai niente, ma proprio niente? Large Mouth è esattamente una di quelle. Figuratevi quello che può succedere quando a suonare il campanello del bancone dell’unico motel si presenta un tizio interamente coperto di bende, che si chiude nella sua camera per interi giorni ed esce solo qualche minuto per procurarsi il cibo. È ovvio che tutti cominciano a parlare. Chi sarà, perché è conciato in quel modo, cosa è venuto a fare... le classiche domande da strano forestiero appena arrivato. Ma insieme a queste comincia a insinuarsi nella mente degli abitanti il tarlo della paranoia, che li porta a pensare che il mite e taciturno John Griffen possa essere un criminale in fuga che cerca di nascondere il suo volto da ricercato. Solo una persona non sembra impaurita dal forestiero, anzi ne è incuriosita, al punto da cercare timidamente di entrare in contatto con lui: la giovane Vickie, una adolescente solitaria e un po’ in contrasto con la mentalità provinciale del padre.
La storia tessuta da Lemire risulta piacevole e piena di spunti di riflessione, in particolare è interessante vedere come un evento del tutto normale come l’arrivo di una persona in un albergo possa, in base ad alcune caratteristiche, arrivare a turbare l’equilibrio sociale di una intera comunità. La paura per il diverso e lo sconosciuto è il tema conduttore di tutta la storia, ma è interessante anche vedere come è composto lo stato d’animo di questo personaggio, palesemente tormentato dai rimorsi e in fuga dal passato, alla spasmodica ricerca non solo di una soluzione per il male che lo affligge, ma soprattutto di un luogo dove essere lasciato in pace.
Molto bello infine il tratto grafico, di cui è autore lo stesso Lemire, che con una piacevole scelta tricromatica (bianco, nero e blu) riesce a rendere alla perfezione le atmosfere ambientali e psicologiche della storia pur mantenendo una impostazione molto classica e equilibrata della tavola. In definitiva, un bel romanzo grafico che merita appieno l’edizione rilegata e cartonata che le è stata data. Speriamo di vedere presto in Italia altre opere dello stesso autore.
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