Che Lansdale non sia uno scrittore consueto lo sanno tutti quelli che hanno letto almeno uno dei suoi romanzi. Che sappia fotografare in maniera assolutamente personale alcuni spaccati dell’american lifestyle, soprattutto per quanto riguarda il profondo Sud, è anche questo un dato di fatto e non un’opinione. Questa volta però lo scopro alle prese con un genere particolare, difficile, ostico da trattare, soprattutto se si vuole farlo in maniera originale, vale a dire la fantascienza. In un ambito in cui si è visto di tutto e di più, riuscire a trovare spunti originali e ad organizzarli in un ritmo narrativo di buon livello è tutt’altro che facile, eppure l’autore americano non fallisce neanche questa prova.
Siamo nel profondo Texas, dove la vita è scandita da birra e sale da biliardo, grasso per motori e mandrie, cappelli da cowboy e risse. In questo contesto, l’Orbit, uno sterminato drive-in con sei maxischermi che proietta film horror di serie B non può non rappresentare una tappa obbligata per quei giovani i cui interessi si discostano un minimo dalla normale routine. E ovviamente, la grande serata horror, in cui verranno proiettati sei film a ripetizione, è un appuntamento irrinunciabile. Tuttavia, il destino decide di scherzare un po’ con le vite di qualche centinaio di persone, e una cometa si materializza nel cielo sopra l’Orbit, avvolgendolo in una misteriosa nebbia letale per chiunque cerchi di attraversarla. Ha così inizio il dramma umano di cui Jack si farà narratore e spettatore, pur vivendolo dall’interno, costretto in una prima fase a subire gli eventi, per poi riuscire a ribellarvisi e ad agire, insieme al suo amico Bob.
La pubblicazione italiana di quest’opera racchiude i primi due romanzi che hanno per protagonista il drive-in, ma in realtà li potremmo considerare due capitoli di una stessa storia. Nel primo (Il Drive-in I), Lansdale rappresenta in maniera grottesca ma drammatica allo stesso tempo la sensibilità umana nella condizione di assoluta fragilità derivante da un evento che non riesce a capire e tantomeno a controllare. In maniera lenta e graduale, la situazione della piccola comunità che si viene forzatamente a creare nel drive-in degenera dalla razionalità del far fronte come si può ad un problema imprevisto alla totale follia dettata dalla fame e dall’isolamento, che sfocia nella violenza indiscriminata e fine a se stessa, nello sfogo degli istinti più primordiali che emergono prepotentemente nell’animo di tutti e nella sottomissione a chi si dimostra depositario del potere. Ma c’è posto anche per un po’ di sana critica sociale. Uno degli amici di Jack, un ragazzo di colore fanatico degli effetti speciali dei film, e un meccanico giocatore di biliardo con poche capacità comunicative diventano il substrato ideale per creare l’immancabile mostro della storia. Nella situazione critica che si viene a creare nel drive-in, i due si scoprono stranamente legati l’uno all’altro, due emarginati che si sostengono a vicenda e che finiscono per diventare l’uno per l’altro una sorta di distorta famiglia costituita da un solo individuo. Ed ecco che la mente dell’autore, con questi due materiali grezzi, crea un mostro, attraverso la scarica di un fulmine che li fonde in un unico essere deforme, dotato di incredibili poteri, e capace di incantare le masse, abbrutite dalla fame, con la nuova religione dello spettacolo: la realtà è solo quella che viene proiettata sugli schermi dell’Orbit, e in questa realtà lui, che sfama la gente con prodotti di se stesso, è il nuovo dio, il re del popcorn!
Una situazione simile, ma anche qui con spunti molto innovativi, si svolge nel “Drive-in II”, che come dice lo stesso autore nel sottotitolo, non è “un normale seguito”. Non mi dilungherò molto sulla trama, vi dico solo che seguiremo le vicende di Jack e Bob, fuggiti miracolosamente dal drive-in, che si addentrano nel mondo circostante, che non è più il buon vecchio Texas ma qualcosa di molto diverso e più letale. Conosceremo un nuovo personaggio, Grace, che introdurrà l’elemento femminile in chiave non solo erotica ma anche sociale e psicologica (la sua interazione con Jack e Bob sarà tutt’altro che banale), e avremo a che fare con un nuovo mostro, sempre visto in chiave mediatica. Stavolta, l’alienato di turno si fonderà con il mezzo di alienazione per eccellenza dei nostri tempi: la televisione. E non dico altro, così vi potrete gustare appieno la saga del drive-in. Lettura consigliata a tutti quelli che vogliono scoprire un modo diverso di fare fantascienza. Come dice Niccolò Ammaniti nella postfazione, “Io consiglierei a un analfabeta di imparare a leggere solo per poter conoscere Lansdale”.
L’ultima volta che il chiosco venne aperto, per poco non ci arrivai. Era in corso uno di quei temporali elettrici, il più selvaggio di tutti: lampi blu frastagliati che guizzavano in cielo (o almeno in quello che era il nostro cielo), si scontravano, tracciavano nel buio strane forme, che parevano scacchiere al neon.
Siamo nel profondo Texas, dove la vita è scandita da birra e sale da biliardo, grasso per motori e mandrie, cappelli da cowboy e risse. In questo contesto, l’Orbit, uno sterminato drive-in con sei maxischermi che proietta film horror di serie B non può non rappresentare una tappa obbligata per quei giovani i cui interessi si discostano un minimo dalla normale routine. E ovviamente, la grande serata horror, in cui verranno proiettati sei film a ripetizione, è un appuntamento irrinunciabile. Tuttavia, il destino decide di scherzare un po’ con le vite di qualche centinaio di persone, e una cometa si materializza nel cielo sopra l’Orbit, avvolgendolo in una misteriosa nebbia letale per chiunque cerchi di attraversarla. Ha così inizio il dramma umano di cui Jack si farà narratore e spettatore, pur vivendolo dall’interno, costretto in una prima fase a subire gli eventi, per poi riuscire a ribellarvisi e ad agire, insieme al suo amico Bob.
La pubblicazione italiana di quest’opera racchiude i primi due romanzi che hanno per protagonista il drive-in, ma in realtà li potremmo considerare due capitoli di una stessa storia. Nel primo (Il Drive-in I), Lansdale rappresenta in maniera grottesca ma drammatica allo stesso tempo la sensibilità umana nella condizione di assoluta fragilità derivante da un evento che non riesce a capire e tantomeno a controllare. In maniera lenta e graduale, la situazione della piccola comunità che si viene forzatamente a creare nel drive-in degenera dalla razionalità del far fronte come si può ad un problema imprevisto alla totale follia dettata dalla fame e dall’isolamento, che sfocia nella violenza indiscriminata e fine a se stessa, nello sfogo degli istinti più primordiali che emergono prepotentemente nell’animo di tutti e nella sottomissione a chi si dimostra depositario del potere. Ma c’è posto anche per un po’ di sana critica sociale. Uno degli amici di Jack, un ragazzo di colore fanatico degli effetti speciali dei film, e un meccanico giocatore di biliardo con poche capacità comunicative diventano il substrato ideale per creare l’immancabile mostro della storia. Nella situazione critica che si viene a creare nel drive-in, i due si scoprono stranamente legati l’uno all’altro, due emarginati che si sostengono a vicenda e che finiscono per diventare l’uno per l’altro una sorta di distorta famiglia costituita da un solo individuo. Ed ecco che la mente dell’autore, con questi due materiali grezzi, crea un mostro, attraverso la scarica di un fulmine che li fonde in un unico essere deforme, dotato di incredibili poteri, e capace di incantare le masse, abbrutite dalla fame, con la nuova religione dello spettacolo: la realtà è solo quella che viene proiettata sugli schermi dell’Orbit, e in questa realtà lui, che sfama la gente con prodotti di se stesso, è il nuovo dio, il re del popcorn!
Una situazione simile, ma anche qui con spunti molto innovativi, si svolge nel “Drive-in II”, che come dice lo stesso autore nel sottotitolo, non è “un normale seguito”. Non mi dilungherò molto sulla trama, vi dico solo che seguiremo le vicende di Jack e Bob, fuggiti miracolosamente dal drive-in, che si addentrano nel mondo circostante, che non è più il buon vecchio Texas ma qualcosa di molto diverso e più letale. Conosceremo un nuovo personaggio, Grace, che introdurrà l’elemento femminile in chiave non solo erotica ma anche sociale e psicologica (la sua interazione con Jack e Bob sarà tutt’altro che banale), e avremo a che fare con un nuovo mostro, sempre visto in chiave mediatica. Stavolta, l’alienato di turno si fonderà con il mezzo di alienazione per eccellenza dei nostri tempi: la televisione. E non dico altro, così vi potrete gustare appieno la saga del drive-in. Lettura consigliata a tutti quelli che vogliono scoprire un modo diverso di fare fantascienza. Come dice Niccolò Ammaniti nella postfazione, “Io consiglierei a un analfabeta di imparare a leggere solo per poter conoscere Lansdale”.
L’ultima volta che il chiosco venne aperto, per poco non ci arrivai. Era in corso uno di quei temporali elettrici, il più selvaggio di tutti: lampi blu frastagliati che guizzavano in cielo (o almeno in quello che era il nostro cielo), si scontravano, tracciavano nel buio strane forme, che parevano scacchiere al neon.
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