lunedì 1 febbraio 2010

Sette yakuza

Un viaggio nella cultura tradizionale giapponese conclude la serie dei sette, raccontandoci una storia di malavita e onore, ma è anche la storia di un’intera terra che racchiuse in sé molte più anime di quante sia disposta ad ammettere. Il Giappone è un mondo che ha sempre affascinato per la sua diversità, per la presenza di valori e comportamenti che per gli occidentali risultano tanto inconsueti quanto poco comprensibili. Più che altro, a stupire è il contrasto tra valori considerati positivi e la reale natura delle persone. In occidente si è abituati a pensare a un criminale come a una persona priva di scrupoli, incapace di sentimenti, una persona per cui la vita umana, con tutto quello che ne consegue, ha ben poco valore. Invece, nella tradizione orientale, ci sono dei valori che devono governare la vita di una persona, a prescindere da quale sia il percorso che questa decide di compiere. Così, non importa se si è un uomo onesto o un criminale, principi come onore, rispetto e lealtà non devono mancare. Anche la propria vita può essere sacrificata per il perseguimento di quei valori, così come è un onore privarsene quando è arrivato il momento.

Kotobuki Ichiro è un uomo che ha vissuto da sempre secondo questi principi, anche se ha scelto di percorrere la strada della delinquenza diventando uno yakuza. Oggi, a novantacinque anni, è l’oyabun di uno dei clan più potenti e rispettati, ma subisce un attentato dal quale si salva per miracolo. Guarito dalle ferite, l’unico suo pensiero è vendicare l’affronto subito uccidendo i suoi attentatori. Così, scopre la lealtà di altri sei personaggi, che anche se animati da motivi diversi, sono tutti pronti a dare la vita per la vendetta del loro capo. E quando alla fine si scoprirà chi è il mandante dell’attentato e per quale motivo vuole morto il padrino, a Kotobuki non resta che una cosa da fare, l’unica cosa che uno yakuza sa di dover fare quando è giunto il momento.

Al di là della storia d’azione, ci sono vari aspetti interessanti nel racconto. Uno è il ricordo dei diversi avvenimenti della storia del Giappone moderno attraverso l’esperienza del protagonista, che rivive la sua vita negli anni che hanno contribuito a renderlo quello che è adesso. E questo motivo narrativo si ripeterà più o meno per tutti i sette protagonisti. Altro aspetto interessante è la fusione tra nuovo e antico in questa terra piena di contrasti, così come da notare è la confluenza di diverse etnie e l’influenza di culture esterne, quale ad esempio quella americana durante il secondo dopoguerra, o le migrazioni di abitanti del vicino continente asiatico, come coreani e cinesi, nell’arcipelago che sta conoscendo uno sviluppo dai ritmi vertiginosi. Tutto questo e altro ancora è espresso sia dai divertenti scambi di battute tra i protagonisti, sia dagli imperscrutabili silenzi, in cui si legge una calma e una riflessione, anche in momenti di azione incalzante, che solo secoli di disciplina hanno saputo fortificare.

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