venerdì 9 aprile 2010

Crisi di identità

Uomini e donne. Nient’altro che questo. E non è cosa da poco. Uomini e donne che volano, che diventano fuoco o acqua, che corrono, che si allungano, che rimpiccioliscono. Uomini e donne che vestono con strani costumi, che portano sul petto strani simboli. Uomini e donne di carta. Ma vivi. Se c’è una prova che questi non sono semplici personaggi, ma persone a tutti gli effetti, la possiamo trovare nelle pagine di questo volume. So che vi sembrerà un’esagerazione, discorsi di questo tipo lo sembrano sempre. Come quando si dice che sono reali i personaggi delle tragedie di Shakespeare, o delle canzoni di De Andrè, o dei film di Fellini. Qualcuno dirà che alla fine è tutta una finzione, che la vita vera è quella di fuori, dove ci sono mutui e bollette da pagare, cartellini da timbrare, figli da accompagnare a scuola, dove non ci sono aerei a forma di pipistrello, né donne con i capelli in fiamme, né uomini che volano con addosso una tutina blu e un mantello rosso sulle spalle. Eppure io continuo a dire che sono vivi. Quei fumetti gridano, ridono, lottano, piangono. Quei fumetti muoiono. Ne sono convinto da molto tempo, ma ne ho avuto la conferma quando mi sono sentito veramente triste per la morte di Sue Dibny, angosciato per il dolore di suo marito Ralph, incazzato come i suoi amici che non riescono a trovare il responsabile.

Mentre Elongated man, al secolo Ralph Dibny, è impegnato in una ronda notturna, qualcuno si introduce nella sua casa, dove sua moglie Sue sta organizzando una festa a sorpresa per il compleanno del marito. Nonostante i disperati tentativi di chiedere aiuto, Sue viene uccisa e poi in parte ustionata, presumibilmente per coprire alcune tracce. Dopo il funerale, tutta la comunità dei supereroi dà fondo alle proprie risorse per trovare il responsabile, ma sembra che il misterioso assassino non abbia lasciato alcuna traccia. Mentre le ricerche procedono, e vengono trovati e interrogati noti criminali che potrebbero avere avuto notizie del fatto, ma senza nessun risultato, altri familiari di supereroi ricevono minacce. Jean Loring, la ex moglie di Atom, viene impiccata alla porta del suo appartamento, e si salva per miracolo. Jack Drake, il padre di Robin, non è così fortunato, e nonostante qualcuno gli abbia mandato una pistola per difendersi, l’arma di Capitan boomerang lo trafigge in pieno petto, non prima che l’uomo sia riuscito a ferirlo a morte sparandogli. Ma è possibile che sia stato proprio il vecchio Boomerang a commettere gli altri crimini? Improbabile, anzi, praticamente impossibile, soprattutto quando il Dottor Midnight, eseguendo l’autopsia di Sue, trova delle strane tracce nel suo cervello, tracce che sembrano condurre ad un solo nome.

Ma non è certo l’intreccio investigativo, per quanto ben tessuto, coinvolgente e ricco di partecipanti, il punto di forza di questa storia. Anche perché l’omicidio di Sue è certamente il punto centrale della narrazione, ma è anche il punto di partenza per lo scatenarsi di una serie di rivelazioni riguardanti vicende fino ad ora taciute avvenute tra le fila della JLA. In particolare, della decisione da parte di alcuni membri della Lega di sottoporre al lavaggio del cervello il Dottor Light e nientemeno che Batman, quando quest’ultimo scopre cosa stanno facendo i suoi compagni. Evento, questo, che avrà tremende ripercussioni in tutti gli eventi DC che seguiranno, primo tra tutti il Progetto OMAC e tutto ciò che da questo deriverà in “Crisi infinita”. Un altro elemento narrativo di grande forza è il fatto che la morte di Sue Dibny ci dà l’occasione di ripercorre i vari lutti che i supereroi DC hanno dovuto affrontare negli anni. Persone che hanno perso genitori, figli, mariti, fratelli. E anche e soprattutto dà l’occasione a tutti gli altri di rendersi conto quanto preziosi siano i legami familiari che hanno con i loro cari, quanto siano importanti quei brevi momenti trascorsi in loro compagnia, tra una missione e l’altra. Ed ecco che stranamente Superman va nella fattoria del Kansas tutti i giorni, in quella settimana di eventi, Robin trova una scusa per non uscire di ronda con Batman un paio di notti, e Roy Palmer riscopre il forte legame con la sua ex moglie. Per cui, verso la fine della storia, cominciamo a intravedere la risposta a quella domanda che ha tormentato tutti nel corso di questo evento, una domanda alla quale neanche il più grande detective del mondo è riuscito a trovare una risposta, e cioè: chi ci ha guadagnato dalla morte di Sue Dibny? E la risposta è: tutti gli altri.

Scritto da Brad Meltzer e disegnato da Rags Morales, “Crisi di identità” è una profonda riflessione sul senso della vita e della morte, sulla sofferenza e la rinuncia, sul valore degli affetti e delle perdite. E sulla vera, reale, natura della maschera. Se con quello che ho detto finora non sono riuscito a trasmettervi il desiderio di leggere questa storia, avete solo un’ultima speranza: andare in fumetteria, aprire il volume e guardare la pagina 182. se anche questo non sortisce alcun effetto, vuol dire che non c’è niente da fare: non meritate di leggere “Crisi di identità”.

- Ancora non ci sei arrivato? Ripensa alla tua stessa vita, Wally... a tutto quello che hai fatto per proteggere il tuo segreto. Non è per te che indossi la maschera. Ma per tua moglie, i tuoi genitori... e un giorno, chissà... per i tuoi figli. In giro là fuori ci sono autentiche belve, ragazzo. E noi non possiamo essere sempre con i nostri cari. Non possiamo proteggerli sempre. Ma la maschera sì.

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