lunedì 19 luglio 2010

Mucho mojo

A quanto risulta dalle cronache ufficiali, ho appena inaugurato un’altra serie: ora mi tocca recuperare anche tutte le avventure di Hap e Leonard. Me li ha fatti conoscere un amico che mi ha regalato, insieme ad altri, questo libro in occasione del mio ultimo compleanno, dicendomi che forse è la loro migliore storia. E come al solito, quando leggo qualcosa, mi piace, e ha un seguito, sono quasi costretto a leggere anche tutto il resto. Inoltre, al di là della storia di cui tra poco dirò, mi ha colpito molto l’introduzione scritta dall’autore, in cui diceva che Hap e Leonard erano venuti a fargli visita una volta che stava scrivendo una storia e poi l’aveva abbandonata, fino a quando, tempo dopo, sono tornati a chiedere insistentemente la loro storia, tanto che lui è stato quasi costretto a scrivere questo romanzo. Mi ha molto colpito questo concetto della necessità del personaggio di essere raccontato, della sua pressante richiesta nei confronti dell’autore di veder scritte le proprie storie. Personaggi talmente reali e vivi da ridurre l’autore a un mero dattilografo del loro racconto in prima persona. Il saper entrare in contatto con il proprio personaggio al punto da renderlo persona è secondo me una qualità che solo i grandi scrittori dimostrano e che Joe R. Lansdale mi ha dimostrato.

Hap Collins e Leonard Pine sono praticamente due facce della stessa medaglia. Uno bianco e l’altro nero, uno etero e l’altro gay, immersi nel profondo dell’America sudista dove queste caratteristiche ti rendono diverso, a seconda dell’ambiente di riferimento in cui ti trovi. In un quartiere di neri, quello diverso è il bianco. Ma Hap e Leonard hanno anche molto in comune. Un passato difficile, qualche periodo dietro le sbarre, un presente incerto vissuto nell’arrabattarsi con qualche lavoretto da poco, un futuro che non viene neanche preso in considerazione in termini di programmazione. Tutti e due hanno qualche debito di amicizia nei confronti dell’altro, tutti e due quando c’è da menare le mani non si tirano indietro, tutti e due intelligentissimi, a dispetto del pregiudizio secondo cui essere in condizioni disagiate vuol dire essere stupidi perché gli intelligenti trovano sempre il modo di fare i soldi. Un bel giorno però lo zio di Leonard muore, e lascia la nipote una vecchia casa malandata e una grossa somma di denaro. A causa del rapporto molto conflittuale che c’era con lo zio Chester, Leonard decide di andare a stare a casa sua per sistemarla, e così scopre anche il resto della sua eredità. In effetti, ci sono tutti gli elementi per pensare che lo zio Chester abbia perso per strada un bel po’ delle sue rotelle, visto che gli lascia un sacco di buoni omaggio scaduti, una stanza piena di giornali vecchi, un libro di Dracula chiuso in una cassetta di sicurezza. E una cassa sotterrata con dentro lo scheletro di un bambino. Lo zio Chester ha ucciso un bambino? Era un pedofilo? Leonard non ci crede neanche un po’, nemmeno ammettendo che con la vecchiaia fosse un po’ rimbambito. Hap fa un po’ di ragionamenti logici, da persona meno coinvolta, ma tutti e due capiscono che c’è qualcosa sotto. E vogliono vederci chiaro. Soprattutto se nel quartiere c’è una storia di bambini scomparsi, tutti figli di nessuno, e c’è qualcuno un zona che pensa che siano una manifestazione del peccato e vadano ‘rimossi’.

Mischiando un bel po’ di mistero, qualche rissa, un po’ di sano razzismo all’americana, diverse birre, sbirri e avvocatesse sensuali, Lansdale imbastisce una trama avvincente e divertente. Senza lungaggini e senza retorica, dipinge un frammento di America che abbiamo sempre conosciuto attraverso i film e che è molto difficile raccontare in modo efficace e semplice allo stesso tempo. Il linguaggio vero, quello delle strade, dei bar e delle risse, e quello un po’ filosofico e malinconico di certi momenti della vita si mischiano alla perfezione nella narrazione di Hap in prima persona. Ora non resta che leggere tutte le altre avventure di Hap Collins e Leonard Pine.

- Le minoranze sono una cosa. Le scelte un’altra. Vai un po’ a vedere quanti orientali vivono dell’assistenza pubblica. Non ne troverai molti.
- Vai un po’ a vedere quanti di questi orientali hanno antenati che erano di proprietà dei bianchi e sono stati venduti come schiavi. Francamente, Leonard, penso che qui ci voglia una citazione dalla Bibbia. Non giudicare se non vuoi essere giudicato. Più o meno.
- Già. Be’, ho una citazione anch’io. Se decidi di prenderlo in culo, lo prenderai in culo.
- In quale Bibbia si trova?
- La Bibbia di Leonard.

2 commenti:

Valentina Ariete ha detto...

Mi hanno consigliato di leggere assolutamente questo ciclo! E sempre dello stesso autore anche quello del drive in.

Se è piaciuto tanto anche a te ormai non ho più scuse: lo recupererò al più presto!

Adryss ha detto...

Te lo consiglio vivamente anch'io... ma se devi cominciare, ti conviene in ordine cronologico. Il primo è "Una stagione selvaggia", che ho già letto e di cui presto pubblicherò il post. Comunque sono tutte storie indipendenti, anche se si trovano piccoli riferimenti ai romanzi precedenti che sono più piacevoli se si conosce l'antefatto. "La notte del drive-in" è un desiderio che spero presto di soddisfare! Un bacio e a presto.