Finalmente vede la luce la ristampa di questa graphic novel della Vertigo, la linea che si potrebbe definire ‘impegnata’ della DC Comics. Una storia partorita dalla mente del visionario Grant Morrison e impressa su carta dal meraviglioso disegnatore (ma definirlo così è riduttivo) John J. Muth, una storia che per le sue qualità narrative è considerata una delle più ambiziose tra quelle dell’autore scozzese.
Nella tranquilla, monotona e piccolo borghese cittadina di Townely va in scena una rappresentazione teatrale di alcuni episodi della Bibbia, ma durante la prima serata, la Genesi, l’attore che interpreta Dio viene ucciso. Inizia così un’indagine che dovrà necessariamente portare a un colpevole, perché una comunità così per bene non può accettare che al suo interno si nasconda un assassino. Di questa indagine viene incaricato uno strano detective di città, taciturno, sospettoso, che va in giro sempre intabarrato in un impermeabile nero. Un detective convinto che questo non sia un normale delitto di paese, alla base del quale ci possono essere soldi, o corna, o delinquenza varia. Il detective Carpenter è convinto che la componente simbolica giochi un ruolo fondamentale in questa storia, e il suo compito deve essere non solo quello di trovare tutti i pezzi del puzzle, ma anche di metterli insieme e di trovare infine la giusta distanza da cui guardare il disegno finale. Qualcuno ha ucciso Dio. Non è una cosa che succede tutti i giorni. E nella tranquilla, monotona e piccolo borghese cittadina di Townely, più di una persona ha qualche macchia nel proprio passato. A cominciare dal detective Carpenter.
Ancora una volta, Grant Morrison dà prova di sapersi muovere alla perfezione in un mondo fatto di follia e simbolismo, dove tutte le ossessioni dell’uomo (forse, le sue ossessioni?) prendono forma e sostanza, al punto che il quadro d’insieme cambia in continuazione a seconda di quale sia il paio d’occhi che lo sta guardando in quel momento. Un viaggio onirico e intimista in alcuni passaggi, crudelmente reale in altri, scandito meravigliosamente dalle tavole ad acquerello di Muth, che ci regala un vero e proprio quadro ad ogni pagina. E non sperate troppo intensamente di scoprire chi ha ucciso Dio. Mai fidarsi di uno scrittore, mente per mestiere.
Nella tranquilla, monotona e piccolo borghese cittadina di Townely va in scena una rappresentazione teatrale di alcuni episodi della Bibbia, ma durante la prima serata, la Genesi, l’attore che interpreta Dio viene ucciso. Inizia così un’indagine che dovrà necessariamente portare a un colpevole, perché una comunità così per bene non può accettare che al suo interno si nasconda un assassino. Di questa indagine viene incaricato uno strano detective di città, taciturno, sospettoso, che va in giro sempre intabarrato in un impermeabile nero. Un detective convinto che questo non sia un normale delitto di paese, alla base del quale ci possono essere soldi, o corna, o delinquenza varia. Il detective Carpenter è convinto che la componente simbolica giochi un ruolo fondamentale in questa storia, e il suo compito deve essere non solo quello di trovare tutti i pezzi del puzzle, ma anche di metterli insieme e di trovare infine la giusta distanza da cui guardare il disegno finale. Qualcuno ha ucciso Dio. Non è una cosa che succede tutti i giorni. E nella tranquilla, monotona e piccolo borghese cittadina di Townely, più di una persona ha qualche macchia nel proprio passato. A cominciare dal detective Carpenter.
Ancora una volta, Grant Morrison dà prova di sapersi muovere alla perfezione in un mondo fatto di follia e simbolismo, dove tutte le ossessioni dell’uomo (forse, le sue ossessioni?) prendono forma e sostanza, al punto che il quadro d’insieme cambia in continuazione a seconda di quale sia il paio d’occhi che lo sta guardando in quel momento. Un viaggio onirico e intimista in alcuni passaggi, crudelmente reale in altri, scandito meravigliosamente dalle tavole ad acquerello di Muth, che ci regala un vero e proprio quadro ad ogni pagina. E non sperate troppo intensamente di scoprire chi ha ucciso Dio. Mai fidarsi di uno scrittore, mente per mestiere.
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