
Nel 1988 esce “The killing Joke”, partorita dalla mente di Alan Moore (sempre lui), la storia che segna la prima grande sconfitta di Batman. Il Joker, evaso da Arkham, spara a Barbara Gordon, figlia del commissario e aiutante di Batman nei panni di Batgirl, e la rende paraplegica. Batman comincia a farsi delle domande strane. Si chiede se non sarebbe stato meglio aver ucciso il Joker in una delle tante occasioni che ha avuto. Pensieri piuttosto inconsueti, per un paladino della giustizia. Meno di un anno dopo, le cose prendono una piega ancora più tragica. Jim Starlin e Jim Aparo creano “Una morte in famiglia”, miniserie destinata a segnare un punto nodale nelle storie del Cavaliere oscuro. Ancora una volta, il Joker si accanisce contro uno dei partner di Batman, il giovane Jason Todd, che dall’abbandono di Dick Grayson veste i panni di Robin. Le sorti della vicenda vengono però in questo caso stabilite non dagli autori, ma dai lettori. Infatti la DC aveva lanciato l’iniziativa che fossero i lettori a decidere, tramite il loro voto,

Detta così potrebbe sembrare banale, ma la vicenda va analizzata a fondo, per capire bene la psicologia dei personaggi. La separazione da Dick Grayson, il primo Robin, e il modo in cui era avvenuta, avevano lasciato un segno profondo nell’anima di Batman. Così, quando gli si presentò davanti un giovane disagiato che sopravviveva rubando ruote di macchine, colse l’occasione per farne il nuovo Robin. E in effetti Jason era bravo, dotato di intelligenza e qualità atletiche almeno pari a quelle di Dick. Purtroppo però, la morte violenta dei genitori e la difficile infanzia l’avevano reso un giovane pieno di rabbia e presunzione. Combattere il crimine per lui era solo un gioco e un’occasione in cui sfogare le sue emozioni nascoste. Un uomo acuto come Batman avrebbe dovuto accorgersene. Ma forse in quella situazione l’eroe non era molto diverso dal proverbiale cieco che non vuol vedere, e si convinse che la disciplina e l’addestramento avrebbero prima o poi mitigato il carattere irruente del ragazzo. Purtroppo però le cose andarono diversamente, al punto che, durante una missione, Robin si sentì abbastanza sicuro di sé da ignorare l’ordine di Batman di non affrontare il Joker da solo. Il risultato fu che, mentre l’eroe sventava una minaccia nucleare, il ragazzo veniva massacrato dal folle pagliaccio.
