Dinah Lance è sempre stata una dura. È normale quando cresci con una madre supereroina. In effetti, la storia di Black Canary è un po’ complicata. L’originale Black Canary, Dinah Drake, venne chiamata nella Lega della Giustizia d’America per sostituire niente meno che Wonder Woman, come principale membro femminile, e in effetti fu all’altezza di quel compito. Per una serie di eventi troppo complicata da spiegare, che riguarda la maxisaga “Crisi sulle terre infinite” del 1985, il ruolo di Black Canary venne ricoperto dalla figlia di Dinah Drake, Dinah Lance, addestrata dai membri della Società della Giustizia d’America. Ed è proprio lei che attualmente veste i panni dell’eroina. A differenza della madre, che doveva cavarsela con le sue sole forze, la figlia ha ricevuto in dono una potentissima arma: un urlo sonico che investe tutto quello su cui viene rivolto con micidiali onde d’urto. Ma sebbene il modello di confronto per la giovane Dinah fosse di alto livello (la prima Black Canary era stata un elemento portante della JLA), la ragazza si rivela all’altezza, conquistandosi con valore la fiducia degli altri membri della comunità di supereroi dell’universo DC.
Ma Dinah Lance non è solo una supereroina, ma soprattutto una donna. Bellissima (ma questo non è una novità tra le donne dei fumetti), non fa nulla per nascondere il suo aspetto, anzi lo mette in risalto indossando uniformi attillate che comprendono calze a rete e stivaletti di pelle con tacchi alti. Niente di strano quindi che gli uomini le muoiano dietro, in particolare Freccia verde, innamorato di lei da molto tempo, ma capace di rovinare tutto con le sue manie da playboy. Eppure, si presenta una svolta nella vita della ragazza: un Freccia verde maturato e coscienzioso le chiede di sposarlo. Purtroppo, Dinah ha alcune cose a cui pensare, prima tra tutte Sin. Una bambina che ha sottratto alle mani di una donna che la addestrava per farla diventare la leader della Lega degli Assassini, e che cerca in tutti i modi di uscire da un’infanzia vissuta nel segno della violenza. E forse proprio Sin sarà la chiave per risvegliare in Dinah quell’istinto materno che ogni donna dovrebbe avere, e che in lei ha sempre fatto a pugni con la sua voglia di libertà e indipendenza. Per lei, la parola ‘sistemarsi’ rappresentava l’orrore puro. Ma ora, chissà, forse Sin potrebbe essere la ragione per dire di sì. Non resta che leggere il volume “Black Canary” in cui è raccolta la miniserie “Vivere con Sin”, per sapere che cosa succederà nella vita dell’uccellino e godersi i bellissimi disegni di Paulo Siqueira, che con la figura sensuale di Dinah si trova perfettamente a suo agio, regalandoci tavole degne dei più grandi maestri.
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