domenica 1 marzo 2009

Chi è morto alzi la mano

Alcuni scrittori sono dei maestri nel creare personaggi. Personaggi che diventano persone nella mente di chi ne legge le avventure. Persone come se ne possono incontrare agli angoli delle strade, nei bar, sui treni. Persone che hanno facce, vestiti, modi di camminare, di parlare. Altri invece creano mondi meravigliosi. Che siano mondi reali di una città esistente, o di un campo di battaglia, o che siano luoghi totalmente astratti e partoriti dalla fantasia, poco importa. La loro arte sta nel far sì che chi legge si immerga in quel mondo fino a credere di esserne diventato parte. Ma ce ne sono alcuni che riescono a fare di più. Sono pochi, ma quando ne conosci uno, non puoi fare a meno di leggere tutto quello che scrive, aspetti con ansia il nuovo libro e quando lo vedi in libreria e non puoi comprarlo ti viene una rabbia incredibile. Almeno, a me succede proprio questo. Questi scrittori sono quelli capaci di creare un mondo, e di metterci dentro le persone. Sembra un concetto banale, ma potrei dire che per me loro creano una Storia (con la ‘S’ maiuscola). Molti scrivono, alcuni sono banali, altri si perdono nei meandri della loro stessa narrazione. Alcuni parlano di roba come l’economia mondiale, le amanti dei politici, i gusti culinari degli attori. Non che questi argomenti non abbiano un loro valore, e chi ha interesse è giusto che possa leggerne. Per me uno scrittore deve creare la Storia. Non una storia. Creare la Storia significa creare un mondo, che può essere anche solo una strada di una grande capitale europea dove c’è una casa che per le sue condizioni da tutti i residenti viene chiamata ‘la topaia’. E significa anche creare le persone che devono vivere quel mondo, pascolarlo, alterarlo, manipolarlo, costruirlo, violentarlo, osservarlo, accarezzarlo. Possono essere grandi eroi, persone di livello sociale affermato, uomini di scienza, ma possono benissimo essere quattro uomini nella merda. Loro stessi si definiscono così, perché è così che Fred Vargas li ha creati, ed è così che vivono.

È Marc che mette insieme il gruppo, perché quando sei nella merda c’è una sola cosa che puoi fare. Nella merda non si nuota, come pensano alcuni, non si muore e non si vive: nella merda si scivola. E se devi scivolare, tanto vale farlo insieme a qualcun altro, anche se il più delle volte non lo sopporti. Marc è uno storico, studia il Medioevo. Chi poteva cercare per stare con lui e dividere una casa di cui non può permettersi l’affitto da solo, anche se la chiamano la topaia? Altri due storici, ovvio. Mathias è il cacciatore-raccoglitore, lo storico dell’età arcaica, quando gli uomini cominciarono ad organizzarsi socialmente. Per lui, tutto quello che succede dopo il 500.000 a. C. è di nessuna importanza. Lucien è un contemporaneista, ossessionato dalla Grande guerra, quella del ’14 – ’18, che domina ogni aspetto della sua vita, dal modo di fare, a come passa il tempo libero, al linguaggio. Per lui le case vicine sono il fronte orientale e quello occidentale. L’ultimo è Vandoosler il Vecchio, il padrino di Marc, che di storia non ne capisce molto. Un ex sbirro, cacciato dalla polizia per essere un corrotto. Ma uno che lo sbirro lo sa fare davvero. I quattro vanno a vivere insieme nella topaia. Al piano terra c’è il refettorio, il magma. Al primo c’è Mathias, la preistoria, al secondo Marc, il Medioevo, al terzo Lucien, l’età contemporanea e la Grande guerra, il sottotetto è per Vandoosler il Vecchio, il presente, la decadenza. Queste sono le persone della storia. Ma non sono i soli, ci sono anche tutti gli altri, una vicina che gestisce un ristorante, una cantante lirica che scompare misteriosamente, il marito di lei che ha un’amante, una nipote che è venuta a trovarla e non si convince della sua partenza improvvisa ed inspiegata, un giovane faggio spuntato dal nulla nel giardino di lei, un ispettore di polizia un po’ lento ma resistente. Purtroppo la polizia può non bastare per certe cose, soprattutto se un vecchio ex sbirro decide di pilotarla come meglio crede, per passare il tempo e vedere quello che succede. Per certe cose, ci vogliono tre storici. In fondo, il loro lavoro è ficcare il naso nei fatti degli altri. Osservare, raccogliere, cacciare, memorizzare. Niente sfugge all’occhio e all’orecchio di uno storico, figurarsi tre. Se i poliziotti indagassero sui loro casi come Marc sa fare sul Medioevo, al mondo non ci sarebbero più criminali! E quando Marc parte, va dritto alla conclusione, bisogna solo metterlo in moto. Certo, per avere in mano tutti i pezzi, un cacciatore-raccoglitore e un contemporaneista sono l’ideale. E Vandoosler il Vecchio avrà certo di che passare il tempo e vedere quello che succede.

Giunto in vista di rue Chasle, Vandoosler si fermò a considerare compiaciuto quella nuova zona della sua esistenza. Come ci era arrivato? Una serie di coincidenze. Quando ci rifletteva, la sua vita gli sembrava un tessuto coerente, anche se fatto d’ispirazioni disordinate, sensibili alla fugacità del presente e di nessuna tenuta sul lungo periodo. Di grandi idee, di progetti fondamentali ne aveva avuti eccome. Ma non ne aveva portato a compimento nessuno. Non uno. Aveva sempre visto le sue più ferree risoluzioni soccombere alla prima sollecitazione, le sue promesse più sincere sfilacciarsi alla minima occasione, le sue parole più vibranti dissolversi nella realtà. Non c’erano santi. Vandoosler ci aveva fatto l’abitudine e quasi non se la prendeva più. Basta esserne consapevoli. Efficace e a volte perfino eroico nell’istante, sulla media durata si sapeva sconfitto in partenza.

2 commenti:

Fra ha detto...

Sembra davvero brillante! E' da un po' che vorrei leggere qualcosa di Vargas e questo mi sembra decisamente un buon inizio
Grazie ancore e un abbraccio
fra

Adryss ha detto...

Ma figurati, è un piacere condividere con te e tutti gli altri che leggono queste pagine le mie letture. In fondo, è sempre stato questo lo "scopo" di questo blog: condividere con gli altri le mie "Cose preziose"... ^^