giovedì 3 settembre 2009

L'amore non guasta

Mi piace molto Jonathan Coe, il suo modo di raccontare, di creare storie. “La banda dei brocchi” mi colpì per il titolo, “Circolo chiuso” ne era il seguito naturale, e da lì in poi è stata una vera passione. Così, da quel punto centrale, sto percorrendo due strade, una in avanti, con i nuovi libri che scrive, e una indietro, ripercorrendo il sentiero che lo ha portato a creare le sue opere più recenti. Alcuni scrittori nascono già adulti, nel senso che anche i loro romanzi d’esordio hanno le caratteristiche dell’opera completa e pienamente cosciente di sé. Naturalmente, nel loro percorso letterario, anche questi autori conoscono delle evoluzioni, o involuzioni, che li portano a modificare il loro stile di scrittura. Jonathan Coe, invece, è uno scrittore che è nato bambino ed è cresciuto attraverso i suoi romanzi, ed è molto interessante rivedere questo processo di crescita attraverso le sue opere. Da quel che ho capito, il giro di boa è costituito da “La famiglia Winshaw”, l’unico romanzo che manca al mio appello oltre all’ultimo, appena acquistato. Ma mi riprometto di colmare questa lacuna quanto prima. Tutto questo era per dire che, se “L’amore non guasta” fosse stato il primo romanzo di Coe che avessi letto, probabilmente adesso non ne parlerei. Lo sto facendo proprio per seguire questo percorso di maturazione attraverso la scrittura che l’autore ha intrapreso.

Si capisce subito che “L’amore non guasta” è un romanzo giovane, ancora grezzo, non tanto dal punto di vista stilistico quanto da quello concettuale. La capacità di creare vite e personaggi che ho conosciuto negli ultimi romanzi qui è presente solo in embrione, come un piccolo seme, nascosto sotto la terra, che aspetta la pioggia per mostrare quanto grande e forte sarà l’albero a cui darà origine. La storia non è affatto banale, e questo fa storcere ancora di più il naso, perché fa risaltare ulteriormente che avrebbe avuto bisogno di personaggi più vivi. La tarda adolescenza è un’età cruciale nella formazione di un uomo, quella nella quale, più che in ogni altra, si decide cosa sarà un uomo. Purtroppo, Robin vive questo passaggio in maniera travagliata e confusa, tra un’università frustrante e una vita sociale praticamente inesistente. Una vita che lui stesso sente il bisogno di provare a definire, scrivendo. Ma anche come scrittore, Robin, a detta di quanti hanno letto le sue storie, non riesce ad essere più che mediocre, e nessuno si rende conto che in quelle opere, in quei nomi, sono in realtà rappresentate due persone reali, Robin stesso e una donna il cui nome inizia sempre per K, il ricordo di un amore lontano e mai dichiarato che lo tortura e lo avvilisce. Proprio in questo contesto, Robin sente crescere una sensazione di catastrofe imminente, qualcosa che solo un tocco d’amore potrebbe forse aggiustare. In fondo, l’amore non guasta mai. Ma anche in questo Robin si riconosce impotente, del tutto incapace perfino di scegliere l’oggetto del suo amore.

Come dicevo, un romanzo che ci porta l’abbozzo di quello che saranno tutte le sue opere seguenti, come un primo schizzo di una tela che solo con il tempo e la pazienza la mano del pittore arricchirà dei particolari. Per adesso, i volti di questi personaggi sono solo degli ovali con una linea in mezzo, in futuro diventeranno talmente nitidi da sembrare vivi, con le loro storie, presenti e passate, e i loro intrecci.

“Cosa ci trovava di così attraente in Kate?”.
“Non so che risposta lei si aspetti da me a questa domanda. Uno concepisce un’ossessione e poi ci si attacca: la ragione non c’entra. Kate era bellissima e intelligente, per quello che può contare, ma il mondo è pieno di donne bellissime e intelligenti, e molte di loro io non le trovo attraenti. Col senno di poi, mi sembra di poter dire che eravamo ben assortiti, e mi brucia non essere stato abbastanza sveglio o coraggioso da capirlo sul momento. Come molte persone, mi piace trascinarmi questo senso dell’occasione perduta, perché dà alla mia vita una sorta di patina estetica ed è una buona scusa per sentirmi infelice quando le cose non vanno bene. Posso sempre dire a me stesso ‘Ah, se avessi sposato Kate’, e fingere che il problema vero sia quello”.

2 commenti:

Fra ha detto...

Bravissimo Coe. Ho adorato sia La famiglia Winshaw che La casa del sonno...volevo leggere qualcos'altro di sue e "l'amore non basta" potrebbe essere il prossimo
Un piccolo consiglio su un libro che ho appena finito di leggere...MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO di Foer...straordinario
Un abbraccio
fra

Adryss ha detto...

Se vuoi la mia opinione, ti consiglio "La banda dei brocchi" e "Circolo chiuso". Sono romanzi più maturi. Anche "La pioggia prima che cada" mi è piaciuto molto. Ho letto anche l'ultimo, a breve il post... Un bacio, ^^