“...è il suo primo romanzo”. È una frase che mi piace molto, quando la leggo nei risvolti di copertina che riportano la biografia dell’autore. Credo che c’entri quel pizzico di vanità che si trova nelle mie letture. Mi piace poter dire ‘lo leggo fin dal primo romanzo che ha scritto’, così come ‘li ho letti tutti, i suoi romanzi’. In effetti, qualcuno pensa che io abbia gusti a volte strani, per non dire anticonformisti, e devo ammettere che c’è un po’ di verità in questo. Per lo stesso motivo, odio i bestsellers. Sono mesi che ho gli occhi su una trilogia, ma da quando hanno cominciato a spuntare sopra le fascette che tengono il conto delle centinaia di migliaia di copie vendute, ha cominciato a starmi antipatica. Per questo mi piacciono gli sconosciuti, almeno quelli che per me sono sconosciuti. Non avendo nessuna aspettativa, né nessun pregiudizio, mi godo la lettura con più piacere. È proprio quello che mi è capitato con “La foglia grigia”. Passavo in libreria con un’amica e collega, eravamo appena usciti dall’ospedale e tutti e due eravamo in vena di acquisti letterari non programmati. Lei ha comprato un libro che le ho consigliato, e io ho preso questo. In effetti, il giallo è una tipica lettura estiva, leggera e rilassante, anche se io non sono mai stato molto in sintonia con questa definizione. Ci sono gialli molto ‘letterari’, e sono questi quelli che mi piacciono di più.
“La foglia grigia” è il primo giallo che leggo ad essere ambientato in un periodo storico piuttosto lontano, il Risorgimento italiano. L’Italia è un regno unito solo da poco tempo, Cavour ha un sacco di grane con la burocrazia e gli animi si dividono tra clericali e anticlericali, tra monarchici e socialisti. E Perugina è il perfetto esempio di questo clima nazionale. È in questa città che sono ambientate le vicende che l’ispettore di Pubblica Sicurezza Giulio Verbasco si trova a dover dipanare, senza sapere che sono vicende più intricate e più sordide di quanto si possa pensare. E tutte sembrano avere un denominatore comune in una misteriosa pianta che solo in pochi conoscono: la foglia grigia. Una pianta dalle origini esotiche che si dice sia capace di ravvivare gli istinti primordiali degli uomini conferendo loro al contempo una lunga vita. Così, tra efferati omicidi, sette segrete, piccoli crimini cittadini e servizi segreti, Verbasco deve ricostruire, con i suoi modi rozzi tanto quanto è fina la sua intelligenza, una storia che ha origine nel suo stesso passato e che, a quanto pare, è destinata a influenzare il futuro, fino alla Londra vittoriana, alla resistenza francese della seconda guerra mondiale, al traffico degli schiavi dei giorni nostri. Come dire, tutto il mondo è paese.
“E poi dici di essere un ignorante”.
“Però io non ci credo, a questa cosa. Tua madre era povera, e io l’ho amata tanto”.
“Neppure lei ha avuto l’amore vero, visto che se ne è andata. Il vero amore è solo l’amore che vogliamo”.
“La foglia grigia” è il primo giallo che leggo ad essere ambientato in un periodo storico piuttosto lontano, il Risorgimento italiano. L’Italia è un regno unito solo da poco tempo, Cavour ha un sacco di grane con la burocrazia e gli animi si dividono tra clericali e anticlericali, tra monarchici e socialisti. E Perugina è il perfetto esempio di questo clima nazionale. È in questa città che sono ambientate le vicende che l’ispettore di Pubblica Sicurezza Giulio Verbasco si trova a dover dipanare, senza sapere che sono vicende più intricate e più sordide di quanto si possa pensare. E tutte sembrano avere un denominatore comune in una misteriosa pianta che solo in pochi conoscono: la foglia grigia. Una pianta dalle origini esotiche che si dice sia capace di ravvivare gli istinti primordiali degli uomini conferendo loro al contempo una lunga vita. Così, tra efferati omicidi, sette segrete, piccoli crimini cittadini e servizi segreti, Verbasco deve ricostruire, con i suoi modi rozzi tanto quanto è fina la sua intelligenza, una storia che ha origine nel suo stesso passato e che, a quanto pare, è destinata a influenzare il futuro, fino alla Londra vittoriana, alla resistenza francese della seconda guerra mondiale, al traffico degli schiavi dei giorni nostri. Come dire, tutto il mondo è paese.
“E poi dici di essere un ignorante”.
“Però io non ci credo, a questa cosa. Tua madre era povera, e io l’ho amata tanto”.
“Neppure lei ha avuto l’amore vero, visto che se ne è andata. Il vero amore è solo l’amore che vogliamo”.
2 commenti:
Anche io solitamente guardo con enorme diffidenza i bestseller e i "casi letterari" però ho ceduto a Millenium e non ne sono rimasta per niente delusa :)
Interessante questo libro, mi piacciono i polizieschi ambientati in epoche passate
Un abbraccio
fra
Anche io ho ceduto, ma ancora non ne ho letto neanche uno. Aspetto di leggere altre cose che hanno la precedenza. In effetti me ne hanno parlato bene in molti, fermo restando il fatto che sono libri che servono solo come passatempo. Ma anche questo è già un pregio. Alla prossima, ^^.
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