giovedì 21 gennaio 2010

Sette prigionieri

Il sesto volume della serie dei sette è un racconto in puro stile fantascientifico, che getta un occhio nostalgico alla fantascienza degli anni Settanta e Ottanta, quando viaggi nello spazio, alieni e mutazioni erano il pane quotidiano di tutti gli appassionati del genere. E anche in questa storia troviamo quegli ingredienti tipici della ricetta, senza sfigurare ma senza neanche eccellere per prelibatezza.

Siamo nel 2062, e la Luna è diventata la soluzione al problema della detenzione. Chiunque venga condannato per crimini di un certo livello viene imbarcato su dei convogli di sola andata e trasferito sul satellite. Tutto questo sotto la supervisione dell’ONU, che però, da organizzazione a scopo umanitario si è trasformata in un semplice organismo di governo comunitario, priva di scrupoli tanto quanto tutti gli altri. Infatti, gli stessi problemi che si presentavano sulla Terra per le carceri si presentano adesso sul satellite, ma stavolta con l’indiscutibile vantaggio che di quello che succede lassù non si sa nulla, e quindi non importa a nessuno. Massacri, scontri armati, fame e crimini di ogni genere sono il tema di fondo della colonia penale, la cui popolazione si è frammentata in tre clan in base all’etnia: bianchi, neri e asiatici. Quando i prigionieri scoprono una grotta contenente resti preistorici, sperano che la minaccia di distruggerla possa servire per ricattare l’ONU e farli tornare sulla Terra. Ma come si diceva, all’ONU non interessa granché di una grotta e qualche fossile. Mentre interessa molto all’eccentrico miliardario François Laroche, che, facendosi condannare per omicidio, raggiunge la Luna, non prima di avere reclutato una squadra di sei uomini con la quale portare a termine la sua missione: trovare la grotta, carpirne i segreti, e tornare sulla Terra. Ma quello che sulla carta era un piano perfetto, si scontra con le difficoltà che la cruda realtà di un pianeta-prigione gli para davanti, a cominciare dai tradimenti di alcuni membri della squadra. E la grotta agognata si scopre celare un segreto tanto prezioso quanto terrificante.

Al di là dei motivi puramente fantascientifici, la storia è ben scritta e ricca anche di altri spunti di riflessione, sebbene nessuno sembra essere particolarmente innovativo. L’abbrutimento degli uomini messi alle strette dalle circostanze estreme, costretti a uccidere e a divorare i loro simili solo per sopravvivere, è un tema che già in molti avevano trattato, uno per tutti William Golding nel suo capolavoro “Il Signore delle mosche”. Altro tema presente, ma anche questo già visto, è quello dell’uomo senza scrupoli che si sente autorizzato a fare ciò che vuole solo perché lo vuole, e che anche di fronte al fallimento si dimostra compiaciuto del fatto che la riflessione e la morale non lo hanno frenato nelle sue azioni, per quanto discutibili fossero. In definitiva, una storia che può far piacere leggere a quanti sono appassionati del genere fantascientifico e allo stesso tempo non si aspettano di trovarsi tra le mani il grande capolavoro a fumetti del secolo.

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