venerdì 18 dicembre 2009

American Gods

Conoscevo Neil Gaiman solo per le sue opere a fumetti, come credo lo conosca la maggior parte della gente, ma sapevo che aveva scritto anche parecchi romanzi di genere fantasy. In realtà, gli unici di cui avevo sentito parlare erano “Stardust”, perché ne è stato tratto un film, e “Nessundove”, perché ho letto la graphic novel che Mike Carey e Glenn Fabry hanno realizzato sulla base del romanzo. Poi un giorno, avendo la possibilità di fare una grossa spesa in libreria come regalo di alcune mie cugine, ho deciso che nel cestino avrei messo anche alcuni dei suoi romanzi. Non c’è un motivo preciso per cui ho letto questo prima degli altri. Semplicemente, era il primo della fila quando li ho messi in ordine nello scaffale.

Chissà perché (dovremmo chiederlo direttamente a lui), Gaiman ha sempre avuto molta affinità con il concetto di divinità (giuro che non volevo affatto fare la rima!). In quella che è universalmente riconosciuta come la sua più grande opera, la saga di “Sandman”, compaiono a più riprese decine di dei più o meno noti, e gli stessi Eterni, sebbene per sua stessa precisazione non siano degli dei, hanno caratteristiche che li avvicinano molto a entità divine. Ma anche in altre sue opere, come “Mistero celeste”, c’è una vicinanza con i temi del divino che non può essere casuale. E la stessa cosa accade in “American Gods”.

Appena uscito di prigione, senza più famiglia né lavoro, Shadow deve trovare un modo per sopravvivere. Il caso, o almeno così lui crede, gli fa incontrare il misterioso signor Wednesday, che gli propone di lavorare per lui. Non sapendo cos’altro fare, e incuriosito piuttosto che spaventato dalle inquietanti stravaganze dell’uomo, Shadow accetta. Ma all’inizio non si rende conto che il suo nuovo datore di lavoro altri non è che il signore degli Asi, il dio delle forche, Odino, il padre universale della mitologia nordica, arrivato in America secoli prima su una nave vichinga e adesso costretto a rimediare da vivere come può. Odino non è certo l’unico dio ad essere approdato nel Nuovo Mondo, lo hanno fatto anche molte altre divinità di religioni originarie di altre terre, giunte in America con i loro popoli, che per scelta o per costrizione sono emigrati in questo paese. Infatti, perché esista un dio, è sufficiente un uomo che ci creda, che lo invochi e che lo preghi, e così fanno la loro comparsa in America la celtica Easter, l’africano Anansi, lo slavo Cernobog e molti altri. Ma, col passare del tempo, sempre meno uomini credono in questi antichi dei, cosa che affievolisce il loro potere, e sempre di più prendono campo i nuovi dei del mondo, il Denaro, i Media, la Finanza, le Patatine fritte, e così via. Per questo, il signor Wednesday vuole reclutare quanti più antichi dei è possibile, per muovere guerra ai nuovi e riconquistare il posto che ritiene gli spetti nel Nuovo Mondo. Per questo scopo, ha bisogno di Shadow, che da semplice autista e guardia del corpo diventerà lo strumento di persuasione per tutti gli altri dei. Ma quale prezzo dovrà pagare Shadow per compiere questa missione? E quale sarà il vero scopo di Wednesday? Tutto questo lo si potrà scoprire solo mettendosi in viaggio sulle strade d’America, la profonda e sconfinata America, deserta e solitaria come il deserto e le montagne, non quella piccola e affollata di metropoli e grattacieli.

Un romanzo che può essere visto in molti modi: enciclopedia degli dei delle principali religioni del mondo, road story sulle strade della profonda America, scoperta di se stessi e delle proprie motivazioni, intricato complotto per la conquista dell’animo umano. C’è spazio perfino per i sentimenti, per la tormentata storia tra Shadow e la defunta moglie Laura. Più di questo, non so proprio cosa altro il buon Neil potesse scrivere, in un solo libro!

“Pensavo di essere già nel regno dei morti” disse Shadow.
“No. Non ancora. Siamo in una fase preliminare”.
L’imbarcazione scivolava sulla superficie immobile dell’acqua sotterranea. Poi, senza muovere il becco, il signor Ibis continuò: “Voi parlate di vivi e morti come se si trattasse di due categorie che si escludono a vicenda, come se non si potesse avere un fiume che è anche strada, o una canzone che è anche colore”.
“Infatti non si può” disse Shadow. “Vero?”. Dall’altra sponda l’eco rimandava le sue parole in un sussurro.
“Devi ricordare” riprese il puntiglioso signor Ibis “che la vita e la morte sono due facce della stessa medaglia. Come testa e croce sulla moneta”.
“E se avessi una moneta truccata?”.
“Non ce l’hai”.

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