Non uno solo, ma ben quattro sono stavolta i protagonisti di questo volume, perché quattro sono i personaggi che nel corso delle storie hanno assunto l’identità e le caratteristiche di Clayface. Il primo, Basil Karlo, in realtà ne prese il nome solo perché indossava una maschera d’argilla per coprire i suoi delitti, ma i veri Clayface sono stati i suoi successori, Matthew Hagen, Preston Payne e Sondra Fuller. In un modo o nell’altro, e per i più svariati motivi, questi tre sono venuti a contatto con una misteriosa sostanza vivente in grado di fondersi al corpo umano e conferirgli le caratteristiche dell’argilla. I richiami a uno dei più classici temi delle storie dell’orrore sono palesi, dato che la plasticità e la deformità che ne consegue hanno sempre fatto dell’argilla e del fango una materia adatta allo scopo di impaurire. Potendo assumere qualunque forma, era facile che assumesse anche aspetti terrorizzanti (i mostri di fango erano un classico del cinema horror di vecchia data).
La storia più interessante di tutto il volume è quella intitolata “La banda del fango”, scritta da Alan Grant, autore britannico e da sempre scrittore di Batman. È interessante perché in questa storia compaiono tutti e quattro i Clayface, sebbene Hagen, il secondo, sia presente solo in forma di statuetta d’argilla, usata a mo’ di feticcio da Basil Karlo. È proprio quest’ultimo a riunire tutti coloro che portano il nome di Clayface in una banda criminale, con lo scopo di uccidere Batman, da sempre il loro più acerrimo nemico. Karlo ha però un secondo fine, quello di impadronirsi dei poteri degli altri Clayface, essendo lui un comune essere umano. Tralasciando il classico scontro tra i criminali e il cavaliere oscuro, risultano molto belle le caratterizzazioni di Preston Payne e Sondra Fuller, entrambi angosciati dal loro aspetto repellente e dai loro poteri che li rendono degli emarginati. È piacevole che anche in una storia caratterizzata dall’azione e dall’orrore, alla fine possa trovare posto un momento di tenerezza, con i due abbracciati a guardare il tramonto, facendosi ognuno sostegno delle angosce dell’altro.
Ma torniamo a Batman. In appendice al volume, c’è un’altra storia sempre di Grant, in cui vengono ripercorse le origini di Clayface II, Matt Hagen, che in una immersione subacquea trova una pozza contenente uno strano materiale che ribolle e immergendosi in essa scopre di poter trasformare il suo corpo in argilla, anche se per un tempo limitato. Questa sostanza non gli conferisce però solo le straordinarie capacità di mutaforma, ma sembra influenzare anche la sua mente, rendendola più propensa a commettere crimini. L’avidità era sempre stata una caratteristica di Hagen, ma l’argilla l’ha esaltata, insieme ad altri lati oscuri del suo carattere, fino a fargli uccidere la sua fidanzata che non accettava più quello che lui era diventato. Nelle sue scorribande all’insegna del furto, Clayface non poteva non scontrarsi con Batman, un Batman proprio all’inizio della sua carriera di eroe mascherato, ancora incerto sul suo futuro e su cosa dovesse spingerlo. Un Batman che troppo facilmente poteva cadere vittima della paura, di quella stessa paura che gli avevano insegnato a usare come arma. Non dimentichiamoci che Batman, per quanto forte e determinato, è comunque un essere umano, e trovarsi di fronte ad un mostro d’argilla dalla forza sovrumana, e restare impotente a guardarlo uccidere due uomini, è un’esperienza che non poteva non scuoterlo. Bruce Wayne si trova davanti a un bivio: sconfiggere la sua paura, o smettere di essere Batman. Ma la determinazione, l’intelligenza e la forza di volontà permettono di superare qualunque barriera. Adesso Batman sa che non tornerà più indietro.
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