martedì 18 marzo 2008

Deus ex machina

Se un giorno poteste incontrare il vostro creatore, che cosa gli direste?

Ho scelto questa storia per la seconda (e credo proprio anche ultima) volta in cui parlo di Animal Man, per la sua particolarità, che non ho ritrovato mai più in nessuna altra storia che ho letto fino ad ora. L’altra volta il personaggio mi era servito per parlare del tema dell’animalismo, mentre adesso voglio parlare solo della storia e del suo autore.

Senza alcun dubbio, Grant Morrison non ha tutte le rotelle al loro posto, anzi parecchie (per fortuna) devono girare in modo decisamente anomalo, viste le storie che scrive. Credo che “Deus ex machina” sia l’avvio di tutto un crescendo di situazioni psichedeliche sul quale si baseranno tutte le sue produzioni successive. Basta guardare cosa sono “Doom Patrol”, “The Invisibles”, “Flex Metallo”, “Seaguy”, e altre ancora, per capire che tutto ha inizio da qui.Ecco cosa succede.

Buddy Baker torna a casa, e trova la sua famiglia massacrata da un misterioso assassino. Raccoglie informazioni e uccide i colpevoli. Cerca un modo per far sì che l’omicidio dei suoi cari non accada, viaggiando nel tempo, ma fallisce. Alla fine, dopo un lungo viaggio verso dimensioni astratte, arriva ad una casa isolata e bussa alla porta. Chi gli apre è... Grant Morrison!
Ecco che la realtà e il fumetto si fondono, ma non in modo semplice come potrebbe sembrare. La realtà della storia raccontata dal fumetto si fonde con la realtà della vita vissuta dallo scrittore, e la situazione surreale in cui si trova il personaggio si fonde con i pensieri surreali dello scrittore. Senza contare che, di fatto, lo scrittore, che è persona reale, diventa personaggio del suo stesso fumetto, e Animal Man, personaggio inventato, diventa reale in quanto creato dallo scrittore. In fondo, il fumetto, così come i suoi due estremi, cioè il libro e il disegno, sono degli strumenti molto potenti dal punto di vista della creazione, nel senso che sono oggetti reali, fisici, con i quali si può creare qualcosa di irreale, dandogli concretezza. In sostanza, il personaggio di Animal Man è un soggetto astratto, ma le pagine del fumetto sono di vera carta e impregnate di vero inchiostro, sono tangibili, materiali, reali, e perciò esistono. Ed esistono anche i personaggi.

Buddy è confuso, ma si rende conto che la sua vita, tutta la sua esistenza presente e passata, è controllata, anzi creata da qualcun altro. Anche la morte della sua famiglia, il suo dolore e la sua sofferenza sono stati creati e scritti da Morrison. E come lo stesso autore dice, Animal Man è tutto ciò che lui decide che sia, perché l’autore, se lo vuole, può entrare nel mondo del personaggio, mentre il personaggio, anche volendo, non può entrare nel mondo dell’autore. Inoltre, raramente i personaggi sanno di essere creati dalla mente di qualcun altro, anzi, molto spesso, di più persone contemporaneamente:

[Animal Man]: Tutta questa roba. Il mondo intero. Sono solo... storie? Tu scrivi anche la Doom Patrol?
[Grant Morrison]: Sì, ma loro non lo sanno.
[Animal Man]: Tu scrivi tutto?
[Grant Morrison]: Non essere ridicolo! Se scrivessi tutto, non riuscirei a dormire. Scrivo solo un paio di fumetti e tu sei uno dei miei personaggi. Altri scrittori sono responsabili dei loro personaggi. Vivi in un mondo creato da un comitato. Qualcun altro scrive la tua vita quando sei con la Justice League. Non te ne eri accorto?
[Animal Man]: Beh, forse... Non mi sembra di fare mai niente di che quando sono con la Justice League.
Ecco un altro paradosso: non esiste in realtà un personaggio dei fumetti, ma tanti personaggi uguali solo nel nome, e qualche volta nell’aspetto. Non c’è un Batman, ma tanti Batman quanti sono i suoi scrittori, passati, presenti e futuri. Se io adesso prendessi un foglio bianco e una penna e scrivessi una storia di Batman, ecco che ci sarebbe un altro Batman. Potrebbe avere un costume rosso a pois, abitare nel bungalow di un villaggio vacanze e avere come unica missione quella di raccogliere ciottoli del peso esatto di centodiciassette grammi, ma sarebbe comunque Batman perché io l’ho creato così. Ecco la verità: tutto ciò che un personaggio è, è solo quello che il suo scrittore pensa di lui:

[Grant Morrison]: Qualcun altro scriverà la tua vita. [...] Potrebbero fare l’ovvio e cercare lo shock facendoti mangiare la carne. Non lo so.
[Animal Man]: Come possono costringermi a mangiare la carne? Io non mangio la carne! Io non voglio mangiare la carne! Io sono vegetariano!
[Grant Morrison]: No, io sono vegetariano. Tu sarai tutto ciò che verrà scritto.

In effetti, deve sembrare una condizione opprimente, quella del personaggio: sapere che la propria vita non è altro che la fantasia di qualcuno, che può decidere di farti agire come più gli aggrada. Che potrebbe persino farti diventare un violento, un assassino. Ma c’è un rovescio della medaglia, come spiega il Morrison personaggio: della storia si è certi di chi è l’artefice, ma della realtà?

[Animal Man]: Hai ucciso la mia famiglia! Hai rovinato tutto! Ti rendi conto di cosa mi hai fatto? [...] non è giusto.
[Grant Morrison]: No, non lo è. L’anno scorso è morta la mia gatta. [...] Si chiamava Jarmara. Neanche questo è stato giusto, ma io con chi mi lamento? Vedi, il tuo mondo è molto più semplice del nostro. Può essere invaso dagli alieni o subire catastrofi e non importa. Tutto torna come prima, come nuovo. Non ci sono problemi che non possono essere risolti da un idiota in calzamaglia. Quindi non venire a lamentarti con me di cosa è giusto e cosa non lo è.

In realtà, potrebbe essere così anche per noi. Potremmo essere i burattini nelle mani di qualcuno e non saperlo. Forse la mano che teneva la penna mentre scrivevo questo post, o le dita che adesso battono sui tasti, sono guidati dai fili invisibili di un grande burattinaio. Se esistesse un dio, noi non dovremmo essere altro che le sue bambole... In effetti, sarebbe comodo se fosse così: come Buddy, avremmo qualcuno con cui prendercela per le disgrazie che ci capitano.

Da piccoli ci insegnavano che Dio ha creato gli uomini ma li ha lasciati liberi di scegliere. Ma se questa libertà è un costrutto di Dio, allora non è anche questa una costrizione?

1 commento:

veronica ha detto...

Non credo che questa domanda possa cere una risposta. Kant, dopo un'intera vita di studi ammise l'impotenza della ragione a rigurado. Molto ci condiziona la nostra cultura, poco riusciamo a sentire di noi stessi. Questo è l'unico modo: seguire le nostre sensazioni. E accettare la possibilità d'errore.