Stavvi Minòs orribilmente e ringhia,
esamina le colpe nell’entrata,
giudica e manda secondo che avvinghia.
Dico che quando l’anima mal nata
gli vien dinanzi, tutta si confessa;
e quel conoscitor delle peccata
vede qual loco d’inferno è da essa:
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa.
Sempre dinanzi a lui ne stanno molte,
vanno a vicenda, ciascuna a giudizio,
dicono e odono e poi son giù volte.
“O tu che vieni al doloroso ospizio”,
disse Minòs a me quando mi vide,
lasciando l’atto di cotanto uffizio;
“Guarda com’entri e di cui tu ti fide;
non t’inganni l’ampiezza dell’entrare!”
E il duca mio a lui: “Perché pur gride?
Non impedir lo suo fatale andare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare.”
Inferno, canto V versi 4-24
lunedì 3 marzo 2008
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