Mentre noi corravam la morta gora,
dinanzi mi si fece un, pien di fango,
e disse: “Chi se’ tu che vieni anzi ora?”
E io a lui: “S’io vegno, non rimango;
ma tu chi se’, che sì s’è fatto brutto?”
Rispose: “Vedi che son un che piango.”
E io a lui: “Con piangere e con lutto,
spirito maledetto, ti rimani!
Ch’io ti conosco, ancor sie lordo tutto.”
Allora stese al legno ambo le mani;
per che il maestro accorto lo sospinse,
dicendo: “Via, costà, con gli altri cani!”
Lo collo poi con le braccia mi cinse,
baciommi il volto, e disse: “Alma sdegnosa,
benedetta colei che in te s’incinse!
Quei fu al mondo persona orgogliosa;
bontà non è che sua memoria fregi:
così s’è l’ombra sua qui furiosa.
Quanti si tengon or lassù gran regi,
che qui staranno come porci in brago,
di sé lasciando orribili dispregi!”
Inferno, canto VIII versi 31-51
martedì 25 marzo 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento