martedì 4 marzo 2008

La stagione delle nebbie

Secondo appuntamento con la saga di Sandman scritta da Neil Gaiman (il primo era stato “Calliope”). È la volta di quella che a mio parere è la migliore storia di tutta la saga, la bella tra le belle, vale a dire “La stagione delle nebbie”. Una storia meravigliosa ma allo stesso tempo cattiva con chi la legge. Riprendo le parole di Harlan Ellison, dall’introduzione all’opera:

“Perfezione. Eccellenza. Che amante appassionata. Ma una volta che si sono provate le labbra dell’eccellenza, una volta che ci si è donati alla perfezione, quanto diventano cupe e gravose e insulse le proprie ore di veglia imprigionate nelle pastoie della piatta normalità, dell’ordinaria mediocrità, della sufficienza stentata”.

Aggiungere qualcosa a quanto scritto dall’autore di cinquantotto libri che è listato nella Enciclopedia nazionale svedese sarebbe da parte mia offensivo, così come è troppo facile dire adesso che anch’io ho provato le stesse sensazioni leggendo questa storia. Eppure è la verità. Poche altre volte mi è rimasto l’amaro in bocca quando avevo finito di leggere qualcosa come in questa occasione.

“La stagione delle nebbie” è la storia di una riunione, di un viaggio, di un lascito, di una cerimonia, di un verdetto. Ma, insieme a tutto questo, è un meraviglioso caleidoscopio di immagini.
Prima immagine: nel giardino di Destino, il luogo di tutto ciò che è, è sempre stato e sempre sarà, si manifestano le tre dame grigie con una profezia.
Seconda immagine: Destino riunisce la famiglia nella sua fortezza. Si presentano tutti tranne uno: Morte, Sogno, Desiderio, Disperazione, Delirio. Solo Distruzione manca all’appello. Lo scopo della riunione è la riunione stessa. Nel libro di Destino è scritto che gli Eterni si ritroveranno nel suo salone, in quel momento, e così è perché così deve essere.
Terza immagine: Sogno torna all’Inferno, in cui regna Lucifero, che tempo prima aveva giurato a Sogno che l’avrebbe distrutto. Lucifero è stanco, e conduce Sogno per tutti i luoghi dell’Inferno, serrandone le porte, per poi consegnargliene l’unica chiave. L’Inferno non ha più un re.
Quarta immagine: in molti reclamano il diritto di avere l’Inferno per sé. Dei e Demoni di ogni razza e natura lo desiderano, avanzando diritti o appellandosi alla bontà di Sogno. Perché l’Inferno deve avere un re, non si può permettere ai peccatori morti di tornare sulla terra. Due emissari del regno dei Cieli, gli angeli Ramiel e Duma, assisteranno all’udienza che Sogno concederà, ad ogni rappresentante, nel suo regno, il Sogno, il regno di tutto ciò che non è, non è mai stato né mai sarà.
Quinta immagine: il significato dell’Inferno e la scelta di Sogno.

Per mezzo di questa galleria, Gaiman ci conduce attraverso le rappresentazioni dell’intera cosmologia umana. Ogni dio creato dalla mente dell’uomo in ogni epoca storica, così come ogni desiderio e speranza che alberga nei sogni, tutto trova spazio nella storia che si sviluppa una pagina dopo l’altra a ritmo incalzante. Molto belle a questo proposito sono le proposte che le diverse divinità fanno a Sogno per avere in cambio il dominio dell’Inferno. E altrettanto interessante è la concezione di questo luogo che viene data per bocca dei due angeli testimoni dell’udienza per conto del regno dei Cieli. Vedendoli come metafore, Inferno e Paradiso non sono altro che le manifestazioni di Male e Bene, e si capisce qui come l’uno sia necessario all’altro per il suo stesso essere. Così come ha un valore la mesta contemplazione del divino che fanno gli angeli, allo stesso modo ha valore l’accanimento dei demoni nel torturare i dannati.

Un’antologia del mistico con interludi carichi di umanità, come il dialogo tra Sogno e Morte, visti solo come fratello e sorella e non come Eterni, e il confronto tra Sogno e Nada, la donna da lui amata che non si volle sottomettere e fu maledetta da lui a diecimila anni di tormenti infernali. Storia di dei, quindi, e di esseri sovrannaturali, che in tutto e per tutto condividono l’essenza dell’umano.

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