Anche questa volta siamo alle prese con un supercattivo che di super ha poco o niente. Era già capitato con il Pinguino o lo Spaventapasseri. In questo caso, l’unica caratteristica in cui eccelle l’Enigmista è l’ingegno. Poteva essere tutto diverso se questo ingegno fosse stato impiegato per scopi più concreti e produttivi, anche nell’ambito del male. Invece, tutto quello che l’Enigmista si limita a inventare sono enigmi. Andiamo con ordine.
Edward Nigma scopre la sua passione per l’imbroglio fin dalla tenera età, quando a scuola usa uno stratagemma per vincere un concorso a premi risolvendo un puzzle. Negli anni, di queste sue origini come criminale, verranno fatte delle rivisitazioni, e, come al solito, il contesto sociale alienante troverà il suo classico ruolo scatenante delle azioni del personaggio. Viene fuori quindi che il vero motivo per cui il piccolo Edward trucca quel concorso è quello di ricevere le attenzioni degli altri, dato che fino ad allora era così insignificante che perfino i bulli della scuola lo evitavano. Ma, rielaborazioni a parte, resta il fatto che il ragazzo cresce con l’idea che l’unico suo talento sia quello per l’imbroglio. La sua passione per gli enigmi, i rompicapo e i trabocchetti cresce a dismisura nella sua mente, fino a diventare una firma inconfondibile: è nato l’Enigmista. E quale altro rivale poteva avere nella oscura Gotham city questo criminale, se non Batman?
Proprio questo aspetto è, secondo me, quello più interessante del personaggio: a differenza degli altri, che si contrappongono all’eroe nella sua completezza, l’Enigmista è perfetto per esaltare un singolo aspetto di Batman: il suo cervello sopraffino. Chi meglio del re degli indovinelli può mettere alla prova il miglior detective del mondo? Ecco quindi che scopriamo un altro personaggio in grado di farci conoscere meglio Batman, come riflesso delle sue azioni. Era già successo, in un diverso ambito, con lo Spaventapasseri e le sue paure. Con l’Enigmista è la volta della coscienza razionale e deduttiva di Batman. Il rapporto tra quest’ultimo e l’Enigmista diventa quasi parassitario, nel senso che il criminale, ad un certo punto, si trova nell’impossibilità di commettere un crimine se prima non lascia un indizio per l’eroe che potrebbe consentirgli di fermarlo. Una sorta di ‘prova a prendermi’ in cui Batman deve ogni volta sfruttare tutte le sue doti di intuito e deduzione, per cogliere gli assurdi doppi sensi che l’Enigmista semina sulla sua scia.
In definitiva, un personaggio interessante, che ci permette ancora una volta di concentrarci sul mondo del Cavaliere oscuro e di scoprirne sempre nuovi aspetti. Un cenno particolare, però, merita la storia “Cavaliere oscuro, città oscura”, scritta da Peter Milligan. Come lui stesso scrive nell’introduzione a tutto il volume, ma riferendosi in particolare alla sua storia, tutti conoscono l’Enigmista. Ma quello che si prefigge lo scrittore è un obiettivo più sottile, e certamente apprezzabile. Mostrare un altro personaggio delle storie di Batman, forse il più importante, un co-protagonista più che una spalla, che lo accompagna sempre in ogni sua avventura. Tutti conoscono l’Enigmista, così come tutti conoscono Alfred, Robin, Jim Gordon, Batgirl, il Joker, Due facce, e via dicendo. Pochi conoscono Gotham city. Ecco il nuovo personaggio che Milligan ci mostra, nella sua prima e (per sua stessa ammissione) migliore storia di Batman. Il Cavaliere oscuro non sarebbe nulla a Metropolis, o a Coast city, o in qualunque altro posto. Batman esiste perché esiste Gotham, perché solo Gotham sa creare esseri come il Joker, Due facce, e perché no, anche come l’Enigmista.
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