Chi poria mai, pur con parole sciolte
dicer del sangue e delle piaghe appieno,
ch’i’ ora vidi, per narrar più volte?
Ogni lingua per cento venia meno
per lo nostro sermone e per la mente,
c’hanno a tanto comprender poco seno.
[...]
E qual forato suo membro, e qual mozzo
mostrasse, d’aequar sarebbe nulla
il modo della nona bolgia sozzo.
Già veggia, per mezzul perdere o lulla,
com’io vidi un, così non si pertugia,
sotto dal mento infin dove si trulla:
tra le gambe pendevan le minugia;
la corata parea, e il tristo sacco
che merda fa di quel che si trangugia.
Mentre che tutto in lui veder m’attacco,
guardommi, e con le man s’aperse il petto,
dicendo: “Or vedi com’io mi dilaccio!
Vedi come storpiato è Maometto!
Dinanzi a me sen va piangendo Alì,
fesso nel volto dal mento al ciuffetto.
E tutti gli altri che tu vedi qui,
seminator di scandalo e di scisma
fuor vivi, e però son fessi così.
Un diavol è qua dietro, che n’accisma
sì crudelmente, al taglio della spada
rimettendo ciascun di questa risma,
quando avem volta la dolente strada;
però che le ferite son richiuse,
prima ch’altri dinanzi gli rivada.”
Inferno, canto XXVIII versi 1-6 e 19-42
martedì 12 agosto 2008
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