mercoledì 5 novembre 2008

I have a dream...

“Non diventerà presidente comunque: non la chiamano Casa Bianca solo perché è bianca”.

Questa frase, tratta da un telefilm americano, oggi, per la prima volta nella storia, smette di essere vera. Oggi, la Casa Bianca si chiama così solo per il colore dell’intonaco. Oggi, un nero di origine africana rende quel sogno del suo predecessore ideologico un tantino più concreto. Quando Barak Obama, qualche mese fa, vinse la sfida con Hillary Clinton per diventare il candidato democratico alla quarantaquattresima presidenza degli Stati Uniti, io ero molto scettico. Ero convinto, per fortuna a torto, che l’America poteva forse essere pronta per avere un presidente donna, ma certamente non era pronta per avere un presidente nero. Come ho detto, mi sbagliavo. Non voglio stare qui a fare una ipocrita idealizzazione di quello che questa elezione rappresenta, Obama è comunque un uomo politico, dovrà comunque confrontarsi con problemi concreti e molto seri, e il fatto che la sua elezione rappresenti una svolta non lo metterà al riparo da critiche e lamentele, né tanto meno lo proteggerà dal commettere errori. Dovrà dimostrare, come chiunque altro, di avere le capacità che necessitano a chi deve guidare uno dei più grandi stati del mondo. Come chiunque altro, si troverà di fronte a questioni molto complesse sia in ambito nazionale che internazionale. Come chiunque altro, dovrà dare risposte a tutti quelli che, da domani e per i prossimi quattro anni, gli faranno le domande. Ma è proprio questa la frase chiave di tutto il discorso: come chiunque altro. In un paese che solo pochi decenni fa non permetteva ai bambini neri di frequentare le scuole dei bianchi, che non ammetteva che i militari neri condividessero gli alloggi e la mensa con i loro commilitoni bianchi, oggi un nero siede alla scrivania dello studio ovale. Tutti si aspettano molto da Barak Obama. Superare la crisi economica che in questo periodo sta investendo gli USA non sarà un gioco da ragazzi per la sua amministrazione. Ma nel mio incallito idealismo, voglio fare due richieste al nuovo presidente degli Stati Uniti, una che riguarda la sua politica interna e l’altra quella estera, facendo per un attimo finta che anche lui sia tra quelli che ogni tanto leggono queste pagine. Vorrei che eliminasse dal suo paese la condanna a morte come strumento di punizione in quegli stati in cui ancora è in vigore. E vorrei che ponesse fine a qualsiasi iniziativa di guerra da parte delle forze armate americane e che si impegnasse attivamente perché anche tutti gli altri capi di stato dei paesi coinvolti in quelle azioni seguano il suo esempio. Mi rendo conto che è solo un sogno. Non molto tempo fa era un sogno che un nero diventasse presidente degli Stati Uniti d’America. Realizzare quest’ultimo forse può voler dire che è possibile realizzare anche gli altri. “C’è sempre speranza”.

6 commenti:

Fra ha detto...

Obama dovrà necessariamente scendere a compromessi, rendere realistiche le promesse ideologiche fatte in campagna elettorale. Non è Dio e non risolverà tutti i problemi che devastano il nostro pianeta. Ma è un simbolo. Un simbolo fondamentale in un periodo segnato dall'immobilismo intellettuale e culturale. In un momento dove nazionalismi e revisionismi sembrano rinascere e cancellare la nostra memoria. Il simbolo di un cambiamento possibile. dell'idea che la gente possa scegliere di dare una svolta a ciò che sembrava immutabile. Quindi quello che mi auguro è che Obama riesca a confermare ciò che il mondo gli sta chiedendo di essere

Adryss ha detto...

Questo è anche il mio augurio. Riporto una frase di uno dei miei film preferiti:

"Il palazzo è un simbolo. Come lo è l'atto di distruggerlo. Da solo, un simbolo è privo di significato. Ma con un buon numero di persone alle spalle, far saltare un palazzo può cambiare il mondo".

Non che io mi auguri che gesti estremi si ripetano, e non vorrei mai che qualcuno perdesse la vita per dare valore ad un gesto, ma spero davvero che ci siano in futuro molte persone dietro ad Obama, per dare significato a quello che rappresenta.

veronica ha detto...

Sono d'accordo con voi due: c'è davvero tanta stanchezza e delusione nella gente e finalmente sembra che dalla rassegnazione si sia passati alla scelta attiva. Nessuno credeva che gli Americani avessero votato Obama.

PS: Berlusconi ha detto che Obama è un bel ragazzo ABBRONZATO. Io non so davvero che dire.

Adryss ha detto...

Berlusconi è una testa di minchia secondo le definizioni di tutti i dizionari del mondo! Si può dire testa di minchia? Ma sì, tanto qui non siamo in televisione! Al massimo mi chiderà il blog... e io lo riapro, ecco!

Comunque, mi fa piacere che ci troviamo d'accordo. Anche se c'è già chi pensa che al minimo errore Obama verrà massacrato, io voglio vivere questo momento con un po' di ottimismo. Ogni tanto ci vuole!

Fra ha detto...

Ciao!
Saluto veloce per dirti che c'è un premio da ritirare!!
Un bacio
Fra

Adryss ha detto...

Corro! Spero di non essere in ritardo!