domenica 20 aprile 2008

Eredi di un mondo lucente

Ecco un’altra di quelle saghe familiari che mi piacciono tanto e di cui ho già parlato a proposito de “Il quinto esilio”. Stavolta però, c’è una variante: le vicende della famiglia Mitwisser non sono narrate da uno dei suoi membri, ma da un’estranea.

Rose Maedows, diciottenne, brillante, istruita, è l’unica a rispondere ad un annuncio di lavoro trovato sul giornale. Buttata fuori di casa dalla fidanzata del cugino, Rose accetta di fare ‘l’assistente’ per la famiglia Mitwisser, da poco trasferitasi da Berlino a New York. Ma non sa di preciso se è stata assunta per essere la segretaria di Rudolf, il capofamiglia, o l’infermiera di Elsa, la moglie malata, o ancora la governante dei loro cinque figli, complicati e particolari. Comincia così la dicotomia tra il sentimento della vita del migrante dei Mitwisser e l’intrusione della americanissima Rose nella loro fragile struttura. Un’antitesi, quella tra la vecchia Europa e la nuova America, che si acuisce nello scontro, a volte aperto a volte velato, tra Rose e la maggiore dei figli Mitwisser, Anneliese. A complicare le cose, si inserisce un altro personaggio, James, ambiguo come e più degli altri membri della famiglia, che si comporta come se ne facesse parte ma in realtà è un estraneo.
Così si aggiunge un mistero sull’altro: cosa ha costretto i Mitwisser a lasciare Berlino, qual è l’origine della malattia di Elsa, cosa scatena l’astio di Anneliese nei confronti di Rose, chi è in realtà James e perché è ritenuto così importante dalla famiglia. Ad uno ad uno, tutti verranno risolti sotto lo sguardo curioso e allo stesso tempo angosciato della giovane Rose, alle prese anche con i suoi problemi personali e con i difficili rapporti con il cugino Bertram e la sua fidanzata.

Bellissimo romanzo di Cynthia Ozick, che è insieme racconto romantico, fiaba allegorica, satira sociale e saggio di riflessione. Ma soprattutto, è una splendida galleria di ritratti, di soggetti particolari ed unici, degli outsiders messi insieme dal caso, costretti dalla sorte ad intrecciare le loro esistenze, consapevoli allo stesso tempo della loro mancata appartenenza ad alcun contesto di identità. Anche se nella narrazione non ci sono momenti di stanca, tutti i personaggi, dal primo all’ultimo, sono, e sanno benissimo di essere, irrimediabilmente soli.

venerdì 18 aprile 2008

In memoria 20 - Il compito di Virgilio

“Mostrargli mi convien la valle buia:
necessità il c’induce, e non diletto.
Tal si partì dal cantare alleluia,
che mi commise quest’officio nuovo;
non è ladron, né io anima fuia.
Ma per quella virtù per cui io muovo
li passi miei per sì selvaggia strada,
danne un de’ tuoi, a cui noi siamo a provo,
e che ne mostri là dove si guada,
e che porti costui in su la groppa;
chè non è spirto che per l’aer vada.”

Inferno, canto XII versi 86-96

giovedì 17 aprile 2008

...tra le gambe - Il gioco di Ausonia

Su segnalazione dell'amico Filippo Messina, mi aggiungo anch'io al già nutrito numero di persone coinvolte in questo simpatico (e ormai del tutto fuori controllo) giochetto, proposto da Ausonia, artista italiano di fumetti, di cui ricordo, tra le altre, l'opera "Pinocchio" (non è una favola per bambini!). Il gioco si svolge sul blog dell'autore, "Ausonia's Serious Toyz", e si intitola appunto "Tra le gambe". Il regolamento dettagliato è presente all'inizio del post, ma in sintesi consiste nel segnalare, attraverso uno o più commenti, titoli di film ai quali può essere aggiunta alla fine la frase '...tra le gambe', stravolgendo il senso del titolo. Un esempio potrebbe essere "Il padrino...tra le gambe"! Sono ormai più di trecento i partecipanti al gioco, e lo stesso Ausonia a quanto sembra non si aspettava un tale riscontro. Al di là del divertimento, lo trovo un modo interessante per esercitare la propria memoria cinematografica, la propria fantasia ed estrosità, e soprattutto una dimostrazione della potenza della rete, visto che in soli quattro giorni (il post originale è di domenica 13 aprile) sono 335 tra bloggers e utenti vari quelli che hanno lasciato un commento. Per ulteriori informazioni, rimando al post in questione, ma mi fa piacere notare che un titolo più volte segnalato è: "Cose preziose...tra le gambe"! E buon divertimento a tutti!

martedì 15 aprile 2008

In memoria 19 - Flagetonte, il fiume di sangue

“Ma ficca gli occhi a valle; chè s’approccia
la riviera del sangue, in la qual bolle
qual che per violenza in altri noccia.”
O cieca cupidigia, o ira folle,
che sì ci sproni nella vita corta,
e nell’eterna poi sì mal c’immolle!
Io vidi un’ampia fossa in arco torta,
come quella che tutto il piano abbraccia,
secondo ch’avea detto la mia scorta;
e tra il piè della riva ed essa, in traccia
correan centauri armati di saette,
come solean nel mondo andare a caccia.

Inferno, canto XII versi 46-57

lunedì 14 aprile 2008

Meltin' pot


meltin'pot on web


Per chiunque abbia la passione per la scrittura, non ci può essere maggiore soddisfazione che venire apprezzati per quello che si scrive. Per me era già una bella soddisfazione vedere i numeri di quel contatore poco più in basso salire con una certa costanza, come pure ricevere i commenti lusinghieri delle persone che dedicavano un po’ del loro tempo a leggere le mie pagine. Ma vi assicuro che sono stato veramente felice quando mi è stata offerta l’occasione di cui vi sto parlando. Qualche tempo fa Valentina Ariete (Eyes wide ciak!) mi aveva contattato via mail, chiedendomi se ero disposto a collaborare con lei alla sezione scientifica della rivista on line Meltin’ pot (da qualche tempo presente nella mia lista dei link da visitare), sulla quale lei stessa già scrive da molto tempo, prevalentemente di cinema. La proposta era quella di dedicarmi ad articoli di argomento medico, da un punto di vista abbastanza specifico per non apparire banale, ma allo stesso tempo accessibile a chi medico non è. Inizialmente ero stato tentato di rifiutare la proposta, non sapendo se avrei potuto onorare gli impegni di consegna degli articoli, visto che le cose da fare non mancano mai e il tempo è sempre meno di quello che servirebbe. Poi mi sono deciso ad accettare, l’ho voluta prendere come una sfida. Valentina mi aveva già espresso la sua opinione sui due articoli che le ho inviato, ma sono molto contento di vedere che hanno ottenuto l’approvazione di tutto il gruppo di lavoro, per cui, da oggi, sono ufficialmente un redattore di Meltin’ pot (ovviamente insieme a tanti altri). Ci tengo quindi a segnalare non solo il mio articolo (“Danno epatico da alcol”, nella sezione Scienze e High-tech) ma tutta la rivista in generale, dato che non avrei accettato di scrivere qualcosa su una testata che non avessi giudicato seria e interessante. Ringrazio ancora Valentina per l’opportunità che mi sta dando, e auguro buona lettura a tutti quelli che vorranno leggermi su quelle pagine. Ovviamente, libero spazio a commenti e opinioni, nonché a richieste di approfondimenti, fonti bibliografiche e quant’altro.

domenica 13 aprile 2008

In memoria 18 - I mali della Frode

“La frode, ond’ogni convenienza è morsa,
può l’uomo usare in colui che ‘n lui fida,
ed in quei che fidanza non rimborsa.
Questo modo di retro par ch’uccida
pur lo vinco d’amor che fa natura;
onde nel cerchio secondo s’annida
ipocrisia, lusinghe e chi affattura,
falsità, ladroneccio e simonia,
ruffian, baratti e simile lordura.
Per l’altro modo quell’amor s’oblia
che fa natura, e quel ch’è poi aggiunto,
di che la fede spezial si cria:
onde nel cerchio minor: ov’è il punto
dell’universo in su che Dite siede,
qualunque trade, in eterno è consunto.”

Inferno, canto XI versi 52-66

giovedì 10 aprile 2008

Il fascino del male - Due facce

Anche stavolta sono alle prese con uno dei geni del male di Gotham city, uno degli avversari storici di Batman, che da più di sessant’anni ha ispirato, e ancora oggi continua a ispirare, sceneggiatori e disegnatori a cimentarsi con le sue gesta. Per Due facce potrebbe valere un discorso per certi versi opposto a quello che ho fatto per il Joker. Due facce non ha nulla di misterioso, non ha nulla di imprevedibile, e anche se nel corso degli anni nelle sue storie è emerso un qualche elemento innovativo, non ha certo quella duttilità che va riconosciuta al pagliaccio del crimine.

Le sue origini sono chiarissime, e note a tutti. Harvey Dent (in principio era Kent, ma il nome fu cambiato per non fare confusione con il più nobile Superman) è il procuratore distrettuale di Gotham, uno dei più brillanti e combattivi che la città abbia conosciuto. Nel bel mezzo di un’udienza, un boss della malavita gli rovescia addosso una boccetta di acido. Batman, presente nell’aula, tenta di deviare il getto, ma questo colpisce Harvey sulla metà sinistra del volto, deturpandolo irrimediabilmente. Questo trauma fa emergere dalla sua psiche una seconda personalità, contorta e malvagia, che si dedicherà da allora al crimine e all’annientamento di Batman, che ritiene responsabile delle sue condizioni.

Fa così il suo ingresso nel mondo della letteratura disegnata un protagonista storico di quella scritta, il binomio Jekyll/Hyde di Robert Luis Stevenson. Due facce non è affatto una banalizzazione del complesso personaggio del romanziere inglese, anzi è forse arricchito di elementi nuovi, che però non lasciano spazio alle sorprese, ma sono, per così dire, perfettamente comprensibili. Se ad esempio stupisce e sconcerta che il più grande rammarico del Joker sia stato non aver ucciso di persona Stephanie Brown nei panni del nuovo Robin, non stupisce il fatto che alla base delle turbe psichiche di Harvey Dent ci sia una storia di violenze inflittegli dal padre alcolizzato, che in preda alla furia lo riempiva di botte, per poi tornare a scusarsi nei rari momenti di lucidità. Né tanto meno stupisce che la sua ossessione per la giustizia, scaturita per reazione alla sua infanzia, lo portasse spesso a pensare, quando era procuratore, che potesse essere giusto in certe occasioni passare dalle vie legali alle vie di fatto. Sotto questo aspetto, Due facce può essere considerato tutto quello che Batman è riuscito a non essere. Mentre Harvey Dent reagisce alla violenza subita ammettendo l’uso dell’omicidio come strumento di giustizia, Bruce Wayne è riuscito, anche se spesso a stento, a non superare quella pericolosa linea di confine.

Come dicevo, in questi aspetti del criminale non c’è gran che di imprevedibile. L’aspetto sicuramente più interessante è quello della moneta. Due facce ha sempre con sé un dollaro d’argento con due teste, una buona e l’altra sfregiata, in cui si identifica. Ogni volta che deve prendere una decisione, lancia la moneta: testa buona agisce seguendo un certo principio morale, testa cattiva si dedica al male fine a se stesso. Questo non vuol dire che se esce il lato buono non commetterà un crimine, ma solo che ne devolverà il ricavato in beneficenza, o che sarà commesso di giorno invece che di notte, o che si consegnerà subito dopo alla polizia. Come succede per esempio alla festa di pensionamento del commissario Gordon, in cui prende in ostaggio una donna, poi va dal vecchio Jim e lancia la moneta: se uscirà la testa buona ne tesserà le lodi ricordando i tempi in cui lavoravano insieme per la giustizia, se esce la testa cattiva lo ucciderà, per far sì che il suo sia un addio definitivo. Esce testa buona. E Harvey Dent, con estrema naturalezza, come se davvero quella parte malvagia venisse messa a tacere, consegna l’arma che ha in mano, si avvicina al microfono e riserva all’amico Jim parole lusinghiere, ma soprattutto pronunciate con estrema sincerità.

Ma il lato malvagio non è solo un parassita di Harvey, o un essere parallelo. Molto spesso è una risorsa, in desiderio. Al punto che in più occasioni, quando gli serve quel suo lato oscuro, la sua determinazione, la sua violenza, arriva a sfregiarsi la faccia da se stesso, incurante degli sforzi che aveva fatto per guarire le sue ferite fisiche e mentali. Perché gli servono la freddezza e la forza. Gli serve il male. E sa benissimo che l’unica cosa che potrà fare dopo è aspettare che Batman lo trovi e venga a prenderlo, per riportarlo ad Arkham, insieme agli altri folli.