domenica 2 dicembre 2007

Il rito della primavera

Su “La saga di Swamp thing” si potrebbero scrivere decine, forse centinaia di pagine, e si troverebbe sempre qualcosa di cui parlare. Non mi riconosco all’altezza del compito. Per questo motivo, mi limiterò a parlare di una singola storia, “Il rito della primavera”, in originale “Rite of spring – The saga of the Swamp thing n° 34, marzo 1985”. L’ho riletta da poco, in realtà la rileggo spesso, e devo dire che, a mio modesto parere, è la più bella, la più intensa e la più poetica di tutto il ciclo scritto da Alan Moore per questo personaggio. Con questo non voglio dire che tutte le altre storie siano da meno, ma, in ogni caso, si snodano tutte in continuità, in cicli che abbracciano tre, quattro, anche sei numeri. "Rito di primavera" invece può essere letta indipendentemente da tutto il resto, anche senza sapere minimamente chi siano i personaggi che vi compaiono, quali siano le loro storie, che cosa li ha portati fin lì. Tutto quello che è necessario sapere è contenuto nelle ventidue tavole della storia. Credo che questa sia la classica storia che chiunque avrebbe voluto scrivere, e l’unica fortuna, almeno per me, è il fatto che ad esserci riuscito sia Alan Moore, perché se l’avesse fatto l’ultimo arrivato che ha da poco preso una penna in mano, la mia frustrazione sarebbe stata tale da impedirmi di scrivere anche solo due righe per il resto della mia vita. Moore è uno che le parole le sa usare. E soprattutto sa come fonderle ai disegni dei disegnatori, con i quali instaura una sintonia che rasenta la simbiosi. Basta leggere una qualunque delle sue opere per diventare partecipi “…dell’accurato matrimonio alchemico di parole e immagini che Alan Moore praticava ogni giorno con amore e dedizione” (parole di Jamie Delano, nell’introduzione al volume in cui è compresa la storia in questione).
E dire che l’argomento di cui si parla non è dei più agevoli: l’amore. Come si fa a scrivere, o a disegnare, l’amore? Si può scrivere di un amore, di una storia d’amore, di due innamorati, ma scrivere l’amore è davvero possibile? Disegnarlo è davvero possibile? A quanto pare, sì. E se ci aggiungessi che non stiamo parlando di due persone ‘normali’? Uno è praticamente una pianta, una manifestazione della vita vegetale, della natura, della palude da cui ha avuto origine. Lei, invece, non può fare a meno di essere donna, anche se è amica e vedova. E anche se dice che le può bastare solo un bacio che sa di cedro, in realtà non può essere così. Lui lo capisce, e provvede. Come può una pianta fare sesso? Per Alan Moore basta un germoglio, che viene fatto mangiare al partner. Sembra riduttivo, detto così, vero? Volevo che lo fosse. Bisogna leggere la storia per capire il senso vero della comunione di due spiriti rappresentato in immagini. Lei mangia il frutto, e all’improvviso sente quello che sente lui, vede quello che vede lui, percepisce ogni messaggio che arriva anche a lui. Non sono più due individui, per quanto legati l’uno all’altro, sono una cosa sola. E finalmente lei capisce, riesce a comprendere che cosa è realmente il mondo, la natura, l’universo, il tempo. Tutto si spiega ai suoi occhi, tutto quello che prima le era celato.

…Nel punto in cui ci tocchiamo, le fibre si fondono e si intrecciano. Non sono più certa di dove termino io… di dove inizia lui…[…] La corteccia mi riveste i fianchi. Il muschio si arrampica sul mio dorso ad abbracciarmi le spalle… Noi… siamo… una creatura sola.

Nel vedere quelle gocce imperlare la fronte di lei, quella lieve smorfia di piacere che le attraversa le labbra, quelle ciocche di capelli scombinati, quell’accenno di sorriso quando lo guarda e tutto è finito, anche chi legge viene travolto dalle stesse emozioni.

Ripesco ancora una volta dall’introduzione, non perché non abbia già detto abbastanza, ma perché forse chi non conosce me, ma conosce Delano, si fiderà delle sue parole: “Ma nei fumetti nulla è impossibile. Viene dimostrato in questa storia. Le parole sono congiunte alle immagini in una perfetta complementarietà. L’amore è congiunto all’orrore; l’animale al vegetale; il maschio alla femmina; il naturale al soprannaturale. Per alcune brevi pagine ci viene offerto un seducente scorcio di come potrebbe essere se fossimo abbastanza grandi da renderci conto di tutte le possibilità delle nostre miopi esistenze, se potessimo trovare il modo di abbracciare veramente il mistero ed ‘amare il diverso’. Ma questa è un’altra storia – un’altra visione pericolosa”.
Esprimere le emozioni a parole non è facile, ma se c’è una storia a fumetti che consiglierei a chiunque di leggere, è certamente questa.

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