Ho letto parecchio di Neil Gaiman, anche cose che non hanno ricevuto moltissima pubblicità. Ad essere sincero, dopo il capolavoro della saga di Sandman, poco altro si riesce ad apprezzare con lo stesso entusiasmo. È come quando si raggiunge una vetta: vuoi o non vuoi, il resto sarà sempre discesa, non c’è un posto più alto in cui arrivare. Più o meno la stessa cosa ha scritto Harlan Ellison in quella introduzione a “La stagione delle nebbie” di cui riporterò un passo nel post dedicato a quel volume. Per questo, quando ho comprato “Mr. Punch”, “The books of magic”, “La crociata dei bambini”, l’ho fatto più per collezionismo che per reale curiosità: volevo avere anche le altre opere di Gaiman, ma sapevo che non potevano essere come Sandman. La stessa cosa è successa con “Mistero celeste”. Lo vidi nel mucchio degli arrivi settimanali della fumetteria che frequento, un’unica copia, e lo misi subito tra le cose che ho da parte, per comprarlo e portarlo a casa quella sera stessa, solo per inserirlo nella libreria insieme alle altre ‘cose’ di Gaiman (un po’ quello che succede con le opere di Moore o Morrison), riproponendomi di leggerlo senza troppa premura. Mi sono dovuto ricredere.
Prima ancora della Terra, del Sole, dell’intero universo, c’era la città d’argento, il luogo in cui Dio affidava agli angeli la sua volontà perché portassero avanti il suo progetto di creazione. Perché Dio ha un piano, ha tutto sotto controllo, ha previsto tutto. O forse no? Accade qualcosa, qualcosa di sbagliato, qualcosa che va contro le regole, qualcosa che va punito. Per questo, viene chiamato l’angelo della vendetta, il braccio armato di Dio, e viene incaricato di scoprire chi è il responsabile dell’assassinio di un altro angelo, e di punirlo adeguatamente. Tra gli interpellati c’è anche Lucifero, il primo tra gli angeli, il braccio destro di Dio. Lucifero, che a volte indugia a camminare al di fuori della città, nella zona oscura, dove voci menzognere gli sussurrano le ingiustizie di cui Dio si ammanta ogni giorno. Ma Lucifero le ignora, anche se vuole conoscerle. L’angelo della vendetta scopre il colpevole, e gli impartisce la punizione divina, distruggendolo davanti agli occhi di Lucifero. Ma quell’angelo aveva assassinato il suo simile per amore, perché non poteva più sopportare di non essere corrisposto come era stato un tempo. Secondo Lucifero, questo doveva bastare come attenuante. Ma la volontà di Dio non conosce attenuanti, la sua vendetta non ammette appelli. Resta una sola cosa da fare.
Con una storia mirabilmente intessuta, Gaiman ci spiega come tutto va ricondotto alla volontà del creatore, come il suo disegno rimanga imperscrutabile anche agli occhi delle sue più dirette emanazioni. È la volontà di Dio che fa in modo che Lucifero sia presente all’esecuzione, così come è stata la volontà di Dio che gli ha ordinato di addestrare gli angeli per la guerra. E per la guerra serve un nemico, serve qualcuno che dubiti, qualcuno che si ribelli. Chi meglio del primo tra gli angeli, del portatore della luce divina, potrebbe ricoprire questo ruolo? Un ruolo fondamentale per le sorti dell’intero creato, perché l’unica cosa che dà valore a un’idea è l’esistenza di qualcuno che la contesti, ciò che rende vera la volontà di Dio è il fatto che Lucifero abbia creduto alle parole delle voci nell’oscurità, e messo di fronte alla dimostrazione che Dio non è un essere misericordioso ma spietato, sceglie di opporsi alla sua volontà, sceglie di essere libero. A questo punto non importa quale sia l’esito finale della guerra, l’unica cosa importante era che venisse combattuta, che i due si fronteggiassero, in modo che il vincitore sarebbe stato il vero Dio, e l’altro la concretizzazione del male.
Prima ancora della Terra, del Sole, dell’intero universo, c’era la città d’argento, il luogo in cui Dio affidava agli angeli la sua volontà perché portassero avanti il suo progetto di creazione. Perché Dio ha un piano, ha tutto sotto controllo, ha previsto tutto. O forse no? Accade qualcosa, qualcosa di sbagliato, qualcosa che va contro le regole, qualcosa che va punito. Per questo, viene chiamato l’angelo della vendetta, il braccio armato di Dio, e viene incaricato di scoprire chi è il responsabile dell’assassinio di un altro angelo, e di punirlo adeguatamente. Tra gli interpellati c’è anche Lucifero, il primo tra gli angeli, il braccio destro di Dio. Lucifero, che a volte indugia a camminare al di fuori della città, nella zona oscura, dove voci menzognere gli sussurrano le ingiustizie di cui Dio si ammanta ogni giorno. Ma Lucifero le ignora, anche se vuole conoscerle. L’angelo della vendetta scopre il colpevole, e gli impartisce la punizione divina, distruggendolo davanti agli occhi di Lucifero. Ma quell’angelo aveva assassinato il suo simile per amore, perché non poteva più sopportare di non essere corrisposto come era stato un tempo. Secondo Lucifero, questo doveva bastare come attenuante. Ma la volontà di Dio non conosce attenuanti, la sua vendetta non ammette appelli. Resta una sola cosa da fare.
Con una storia mirabilmente intessuta, Gaiman ci spiega come tutto va ricondotto alla volontà del creatore, come il suo disegno rimanga imperscrutabile anche agli occhi delle sue più dirette emanazioni. È la volontà di Dio che fa in modo che Lucifero sia presente all’esecuzione, così come è stata la volontà di Dio che gli ha ordinato di addestrare gli angeli per la guerra. E per la guerra serve un nemico, serve qualcuno che dubiti, qualcuno che si ribelli. Chi meglio del primo tra gli angeli, del portatore della luce divina, potrebbe ricoprire questo ruolo? Un ruolo fondamentale per le sorti dell’intero creato, perché l’unica cosa che dà valore a un’idea è l’esistenza di qualcuno che la contesti, ciò che rende vera la volontà di Dio è il fatto che Lucifero abbia creduto alle parole delle voci nell’oscurità, e messo di fronte alla dimostrazione che Dio non è un essere misericordioso ma spietato, sceglie di opporsi alla sua volontà, sceglie di essere libero. A questo punto non importa quale sia l’esito finale della guerra, l’unica cosa importante era che venisse combattuta, che i due si fronteggiassero, in modo che il vincitore sarebbe stato il vero Dio, e l’altro la concretizzazione del male.
Non so quanto questo possa risultare difforme dalla dottrina ufficiale, ma di sicuro è convincente. A pensarci un attimo, la conclusione è quasi banale: se Dio è un essere onnipotente e onnisciente per definizione, allora chi se non lui stesso può aver creato il male? Non è quindi il male che si oppone a Dio, ma lui stesso che, per legittimarsi, crea la sua antitesi. Sarà veramente così? Ad ognuno la libertà di scegliersi ciò in cui credere.
Sarebbero tanti gli accorgimenti letterari e stilistici da sottolineare nel racconto di Neil Gaiman, adattato a fumetti da P. Craig Russell, ma credo che il modo migliore per coglierli appieno sia quello di leggerlo. Senza premura, senza altro per la testa. In fondo, non gli dispiacerà aspettare qualche altro giorno sullo scaffale della libreria, basta che, quando verrà letto, venga letto veramente.
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