giovedì 25 dicembre 2008

Apocalisse ora!

Regalo tanto inaspettato quanto gradito quello che mi hanno fatto gli amici Filippo e Salvatore in occasione di queste festività natalizie. Gradito non solo perché è sempre piacevole ricevere qualcosa che qualcuno ha pensato apposta per te, ma anche perché mi permette di scoprire un autore che non conoscevo affatto. E in effetti devo dire che mi è piaciuto questo Peter Bagge di cui non avevo mai sentito nemmeno il nome.

“Apocalisse ora!” è una storia che potrebbe essere descritta in molti modi, ma quello che più mi evoca sono i contrasti. Semplice ma complessa, lineare ma contorta, comica ma tragica, grottesca ma impegnata. Secondo me dipende molto dallo stato d’animo e dalle inclinazioni in cui il lettore si trova nel momento in cui la legge. Come dicevo, semplice: un leader nordcoreano sgancia una bomba atomica su Seattle. Complessa: il protagonista, Perry, si trova ad un tratto catapultato al di fuori del suo mondo, fatto di città e tecnologia, per ritrovarsi in un contesto che potrebbe benissimo essere definito primordiale. Lineare: l’unica cosa da fare è sopravvivere. Contorta: le relazioni interpersonali cambiano la loro sostanza, il vicino di casa o il gestore di un market possono essere una preda o un cacciatore. Il lato comico e quello tragico possono benissimo essere espressi dalle stesse immagini: le crisi isteriche di Perry quando il cibo scarseggia, l’isolazionismo di alcuni gruppi, come la comune femminile vicino al loro campo, la apparente noncuranza con cui il suo compagno di avventura obbligato affronta gli eventi, la totale regressione agli istinti primordiali. Contrasti che si sovrappongono uno sull’altro, ma senza creare confusione in una storia che scorre via liscia, pagina dopo pagina, non lasciando nulla al caso e senza arrivare mai a conclusioni banali.

Come ormai saprete se leggete queste pagine anche solo saltuariamente, i fumetti sono sempre stati una mia grande passione. E per una forma di attaccamento quasi nostalgico, sono sempre stato legato allo stile classico del fumetto, dal punto di vista grafico. Però occorrono due precisazioni. Primo: non esistono disegni senza una storia, il che significa che il più abile dei disegnatori potrebbe produrre opere meravigliose dal punto di vista estetico ma di pessima qualità a livello complessivo, per mancanza di una storia a supportare le tavole. Secondo: sebbene il disegno classico sia ancora quello che preferisco, ci sono delle innovazioni grafiche che non mi dispiacciono affatto, anzi mi risultano molto gradevoli. Il fumetto di Bagge rispetta benissimo queste due regole personali. La storia mi è sembrata consistente, valida, e adatta al mio concetto di fumetto. I disegni, per quanto del tutto privi di quello stile classico cui sono legato, mostrano chiaramente un carattere personale molto forte, e delle soluzioni grafiche che, senza pretesa di voler essere innovative e sconvolgenti, risultano gradevoli e interessanti. Chissà, forse in futuro avrò occasione di leggere anche qualche altra sua opera. Per adesso, questa prima esperienza è stata molto gradevole.

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