domenica 7 dicembre 2008

Bella



























La bellezza, intesa nel senso più vasto possibile del termine, ha sempre rappresentato una potentissima arma nelle mani delle donne. Fin dall’antichità, nelle opere di scrittori, poeti, musicisti e artisti in generale, si ritrova l’esaltazione della bellezza femminile. Già nei primi manufatti dell’uomo venivano messi in risalto quelli che erano i caratteri distintivi della donna generatrice di vita. Nell’arte egiziana, in quella greca, e da lì fino ai giorni nostri, le donne sono sempre state esaltate nelle loro caratteristiche, fisiche e non, che le rendevano capaci di tanto ascendente sugli uomini. Le figure della dea, della ninfa, della musa, rendono alla perfezione il concetto della bellezza femminile come di qualcosa di talmente perfetto che non poteva essere che il frutto di una volontà superiore. E forse, proprio per questa loro capacità di influenzare la mente degli uomini, le donne sono sempre state temute e maltrattate dalla loro controparte maschile. Il relegarle a ruoli sociali secondari, l’annullarne le capacità decisionali e le possibilità di affermazione indipendente sono certamente le manifestazioni di una insicurezza da parte dell’uomo, che si sentiva minacciato dalla superiorità della donna. Anche volendo fare un discorso puramente scientifico e razionale, non si trovano che conferme a questa superiorità. È dimostrato che il cromosoma Y che identifica il maschio non è altro che un cromosoma X a cui manca un frammento. In termini più pratici, il maschio non è altro che una femmina venuta male. Spesso però le donne, tutt’altro che inconsapevoli di questo loro potere, si sono vendicate della inferiorità sociale loro imposta attraverso la forza delle loro arti ammaliatrici. Non è un caso che le donne ricoprissero un potente ruolo decisionale, anche se relegato nell’ombra, nelle scelte politiche delle corti rinascimentali di tutta Europa. Che fossero regine o amanti, non c’è sovrano che non abbia ceduto al fascino femminile. Una forza che poteva arrivare a possedere la mente di un uomo a tal punto che egli era disposto a fare qualunque cosa pur di compiacerla. Per le donne si sono fatte guerre e innalzati monumenti, si sono scritte leggi e commesse atrocità innominabili. E, se ancora oggi alle donne non vengono riconosciuti dai rappresentanti maschi del genere umano i ruoli che meriterebbero, sono convinto che sia perché di fatto continuiamo ad avere paura della loro forza.

Da dove mi sono venute queste riflessioni, vi state chiedendo? Beh, si dà il caso che poco fa stessi ascoltando questa canzone, e mi sono ricordato di come io, qualche anno fa, seduto in una poltrona della sesta fila del settore destro di un palazzetto dello sport, ero rimasto imbambolato a guardare questa donna che cantava sul palco.


Bella

(Quasimodo)
Bella,
la parola bella è nata insieme a lei,
col suo corpo e con i piedi nudi, lei,
è un volo che afferrerei e stringerei,
ma sale su l’inferno a stringere me.
Ho visto sotto la sua gonna da gitana,
con quale cuore prego ancora a Notre Dame,
c’è qualcuno che le scaglierà la prima pietra,
sia cancellato dalla faccia della terra.
Volesse il diavolo, la vita passerei
con le mie dita tra i capelli di Esmeralda.

(Frollo)
Bella,
è il demonio che si è incarnato in lei,
per strapparmi gli occhi via da Dio, lei,
che ha messo la passione e il desiderio in me,
la carne sa che paradiso è lei.
C’è in me il dolore di un amore che fa male,
e non mi importa se divento un criminale.
Lei, che passa come la bellezza più profana,
lei porta il peso di un’atroce croce umana.
Oh Notre Dame, per una volta io vorrei
Per la sua porta come in chiesa entrare in lei.

(Febo)
Bella,
e mi porta via con gli occhi e la magia,
e non so se sia vergine o non lo sia,
c’è sotto Venere e la gonna sua lo sa,
mi fa scoprire il monte e non l’aldilà.
Amore adesso non vietarmi di tradire,
di fare il passo a pochi passi dall’altare.
Chi è l’uomo vivo che potrebbe rinunciare
Sotto il castigo poi di tramutarsi in sale.
O Fiordaliso, vedi, non c’è fede in me,
vedrò sul corpo di Esmeralda se ce n’è.

(Insieme)
Ho visto sotto la sua gonna da gitana,
con quale cuore prego ancora a Notre Dame,
c’è qualcuno che le scaglierà la prima pietra,
sia cancellato dalla faccia della terra.
Volesse il diavolo, la vita passerei
con le mie dita tra i capelli di Esmeralda.
Di Esmeralda.



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