Passavo in libreria, come mi capita spesso di fare, ed appena entrato mi colpì una pila considerevole del nuovo libro di Jonathan Coe, “Circolo chiuso”. Incuriosito, ne presi uno e lo sfogliai, leggendo il risvolto di copertina. Nelle prime righe si leggeva che era il seguito, narrativo e concettuale, a “La banda dei brocchi”. Mi piace sempre qualcosa che è ‘il seguito a...’. A patto che riesca a procurarmi il principio. Una persona intelligente avrebbe spostato lo sguardo verso lo scaffale delle versioni economiche e lo avrebbe preso subito. Una persona stupida e al limite della psicopatologia, invece, va al punto informazioni della libreria, e si fa ordinare la versione originale, nella speranza che arrivi il più presto possibile perché intanto ha comprato il seguito per posarlo su una mensola senza poterlo leggere. D’altronde, la malattia mentale si chiama così per motivi precisi.
Trotter, Harding, Anderton e Chase. Il nome di un prestigioso studio legale? Niente affatto. Semplicemente un gruppo di giovani studenti, la Banda dei Brocchi, appunto. Frequentano una rinomata scuola superiore di Birmingham, che spianerà loro la strada verso college esclusivi come Oxford e Cambridge, e quindi verso carriere lavorative radiose. Ma i liceali sono pur sempre liceali, se ne fregano del futuro, per loro conta solo il presente. E così vanno avanti tra attività scolastiche e piccoli atti di bullismo, tra amori infranti e piccole invidie personali.
Ma quella tessuta da Coe non è solo la storia di quattro adolescenti che cominciano a diventare, loro malgrado, adulti. C’è un contesto, intorno a loro, anzi, una serie di contesti che si avvolgono l’uno sull’altro come gli strati di una cipolla. Il primo di questi è rappresentato dalle loro famiglie. Un background ben più modesto e ordinario di quello in cui la scuola li prepara ad inserirsi. Un mondo fatto di matrimoni vissuti nel silenzio e nell’indifferenza reciproca, di lotte di classe tra lavoratori e dirigenti, di scontri razziali. Facendo un passo più in là, troviamo tutta una cerchia di altri personaggi, ben caratterizzati tanto quanto i protagonisti, che aiutano nel definire il ruolo di questi ultimi e offrono molti spunti di riflessione. Infine, nel guscio più esterno, ci sono gli anni Settanta. Nuove richieste culturali, musica innovativa che irrompe nelle case, necessità di emergere e di rendersi protagonisti, nuovi costumi sociali e comportamentali, emancipazione sessuale, lotte politiche, terrorismo nazionalista. In questo tumultuoso mare di eventi si trovano a navigare (naufragare?) i quattro ragazzi, nella speranza che la bussola dei loro ideali e sentimenti riesca a tracciare una rotta sicura, tra ambizioni e delusioni, amori e rimpianti, vittorie e sconfitte.
Nessun commento:
Posta un commento