Ed ecco verso di noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: “Guai a voi, anime prave!
Non isperate mai veder lo cielo!
I’ vegno per menarvi all’altra riva
nelle tenebre eterne, in caldo e in gelo.
E tu che se’ costì anima viva,
partiti da cotesti che son morti!”
Ma poi ch’ei vide ch’io non mi partiva
disse: “Per altra via, per altri porti
verrai a piaggia, non qui, per passare;
più lieve legno convien che ti porti.”
E il duca a lui: “Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare.”
Quinci fuor quete le lanose gote
al nocchier della livida palude,
che intorno agli occhi avea di fiamme rote.
Ma quell’anime, ch’eran lasse e nude,
cangiar colore e dibattero i denti,
ratto che inteser le parole cruse.
Bestemmiavano Iddio e i lor parenti,
l’umana spezie, il luogo, il tempo e il seme
di lor semenza e di lor nascimenti.
Poi si ritrasser tutte quante insieme,
forte piangendo, alla riva malvagia
che attende ciascun uom che Dio non teme.
Caron dimonio con occhi di bragia,
loro accennando, tutte le raccoglie;
batte col remo qualunque s’adagia.
Inferno, canto III versi 82-111
domenica 24 febbraio 2008
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2 commenti:
Questo post si riallaccia un po' al precedente: Caronte è una creatura di Dio e per questo al "vuolsi cos' colà dove si puote"(la più bella perifrasi per indicare la volontà divina) non può ribellarsi.
Sai che fino alla fine della scuola superiore non sono riuscita ad appassionarmi alla Divina Commedia, a capire quanto fosse divina...apprendimento a scoppio ritardato!!!
Non ci crederai, ma è stata una cosa involontaria, i due post non li ho messi in sequenza di proposito, ma hai perfettamente ragione. Inoltre, la stessa perifrasi tornerà anche in una seconda occasione, in futuro, quindi si avrà modo di apprezzarla appieno.
E' un piacere sapere che hai scoperto questa opera in tutto il suo valore. Non è mai troppo tardi...
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