Il titolo forse farà vanire i lucciconi a quanti hanno sulle spalle abbastanza anni da ricordarsi che cosa rappresentava questa testata negli anni dal 1955 al 1983. personalmente, avevo solo un anno quando la testata fu chiusa, il mio repertorio linguistico consisteva di circa venti parole e purtroppo non avevo ancora familiarità col mondo dei fumetti. Mark Waid e Gorge Perez, invece, se la ricordano alla perfezione. Da quanto ho saputo da persone che a quei tempi c’erano, The Brave and the Bold era una collana antologica che racchiudeva tutto quello che di supereroistico passava nell’universo DC. Ha ospitato storie della Lega della Giustizia d’America e dei Titani, tra gli altri, ma negli anni Sessanta, sulla scia del successo della sua serie televisiva, a farla da padrone fu Batman. La testata cominciò a ospitare storie team-up, cioè quelle in cui due supereroi, che normalmente agivano da soli, si trovavano coinvolti insieme in un’avventura. In particolare, grazie alla popolarità raggiunta da Adam West, uno dei due era quasi sempre Batman, che si affiancava ad eroi come Lanterna verde, Flash e tanti altri. Purtroppo, nei primi anni Ottanta, forse a causa di un calo di vendite, forse per un cambiamento nella concezione delle storie dei supereroi, la testata chiuse i battenti. The Brave and the Bold nasceva con un unico scopo: quello di far divertire i lettori, regalando loro momenti di spensieratezza ed eroi nei quali rappresentarsi. E forse (ma questa è solo una mia elucubrazione) dovette chiudere quando dalle storie dei supereroi si cominciò a pretendere di più. Era il periodo in cui alla Marvel i personaggi affrontavano dilemmi etici e battaglie sociali, e anche gli eroi DC si vedevano coinvolti in storie dal retrogusto ‘impegnato’, in cui il messaggio profondo e didattico doveva non più affiancare, ma spesso sostituire, le avventure spettacolari e le storie impossibili.
Oggi, The Brave and the Bold risorge dalle sue ceneri, per mano di due che i fumetti in generale, e i supereroi DC in particolare, li conoscono molto bene: Mark Waid è praticamente un’enciclopedia vivente del DC universe, Gorge Perez è considerato da molti il miglior disegnatore di supereroi. “Crisi infinita” ha avuto molti difetti, ma, almeno ai miei occhi, un grande pregio le va riconosciuto: ha riportato l’attenzione sull’universo DC, che per parecchi anni, almeno qui in Italia, aveva vissuto molto nell’ombra, sia perché offuscata dalla più commerciale e accessibile Marvel comics, sia perché vessata da scelte editoriali pessime. Da poco più di un anno a questa parte, proprio grazie alla pubblicazione di “Crisi infinita” e di tutto quello che ha comportato, l’universo DC riappare di nuovo nelle nostre edicole e fumetterie, e tornano a vedersi cose come The Brave and the Bold. Sulla storia in sé non voglio spendere neanche una parola, vale la pena leggerla e gustarsela come ho fatto io, in una domenica pomeriggio di sole primaverile, nel silenzio della campagna. “I signori della fortuna” (il titolo di questo primo volume) è un invito ad addentrarsi in una vetrina di personaggi accattivanti e divertenti, che mantengono le loro caratteristiche individuali pur vivendo un’avventura collettiva. Un modo per conoscere (e, per chi ha qualche anno in più, per riconoscere) personaggi come Batman, Lanterna verde, Supergirl, Blue beatle, Lobo, Adam Strange e la Legione dei supereroi. Inoltre, come lo stesso Mark Waid ci fa notare nelle note conclusive, la storia è tutta disseminata di citazioni e omaggi ai bei tempi che furono della DC e dei suoi personaggi, che i veri cultori non potranno non riconoscere e apprezzare.
Una lettura piacevole e rilassata, quindi, di quelle che ogni tanto ci vogliono per staccare la mente da polemiche sociali e scontri culturali, che certamente hanno un loro valore, ma che a lungo andare diventano un po’ pesanti. Perché un bel fumetto deve sì raccontare una storia intensa, deve sì trasmettere dei valori, ma deve farlo rendendo piacevole il tempo che si trascorre a leggerlo.
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