Ho letto solo altri due libri di Jonathan Coe prima di questo, “La banda dei brocchi”, e il suo seguito “Circolo chiuso”. Se c’è una cosa in cui Coe è maestro, è nell’intrecciare le vite. Questi due libri infatti non sono altro che il dipanarsi delle vite dei quattro protagonisti, il primo all’epoca dell’adolescenza, negli anni Settanta, il secondo nella maturità, all’inizio del nuovo millennio. Con “La pioggia prima che cada”, Coe cambia personaggi, e riesce brillantemente in quella che secondo me è la prova più difficile per chi scrive: avere come protagonisti del romanzo personaggi di sesso opposto al proprio. In effetti, nella storia della letteratura, non credo siano molti gli esempi di questo tipo. Non parlo dei romanzi in cui c’è il famoso narratore esterno e onnisciente, che illustra le vicende all’ipotetico lettore, senza entrare in contatto con i personaggi, ma di romanzi in cui l’autore non è solo narratore, ma anche addentrato nella vicenda, fino a diventare a volte io narrante. Un esempio di questo tipo è certamente “Madame Bovary”, della quale Gustave Flaubert aveva sempre detto essere la sua stessa rappresentazione. Più di recente, potrei ricordare le avventure di Sugar scritte da Michael Faber (ne parlerò, un giorno, prima o poi), o le emozioni di Timoteo create da Margaret Mazzantini. Però in entrambi questi esempi ci sono altri personaggi nella storia, nei quali lo scrittore potrebbe identificarsi meglio. Per Coe questo discorso non può valere. Come per l’autore francese, potremmo dire che Coe è il suo stesso personaggio, Rosamond, con gli occhi della quale ripercorre intere vite, per tre generazioni, di donne.
La zia Rosamond muore nella sua casa, in una contea inglese, dopo aver finito di registrare dei nastri e di guardare vecchie foto. Sua nipote Gill trova anche una busta con dentro le cassette, un messaggio, una bottiglia di whisky quasi finita e un flacone di diazepam vuoto del tutto. Forse la zia si è uccisa? Si scoprirà alla fine, ma poco importa. Le sorprese arrivano all’apertura del testamento, quando si scopre che oltre ai due nipoti, Gill e David, c’è una terza erede, Imogen. Chi è Imogen? Dove vive? Perché spunta fuori all’improvviso nella vita della zia? Le risposte sono in quei nastri, che Gill ascolterà insieme alle figlie, su indicazione della stessa Rosamnod, per scoprire la verità sulla sua famiglia. E scoprirà come quella che poteva sembrare una famiglia comune, nasconde invece segreti a volte anche spaventosi.
Scandito dalla descrizione delle venti fotografie scelte da Rosamond per raccontare la sua vita, il romanzo esplora tutti i recessi dell’esistenza di tre generazioni di donne, ognuna con le proprie passioni, i propri sogni, i propri amori e le proprie follie. Ma non c’è solo il racconto di come il destino intrecci le vite degli uomini anche a centinai di chilometri di distanza. Coe non esita a trattare temi come il conflitto generazionale, i matrimoni d’interesse o di convenienza, l’anaffettività materna e l’adozione per le coppie omosessuali, e lo fa a volte con spietata crudezza, altre volte con un candore e una delicatezza che fanno dimenticare qualunque dramma.
“Per questo hai l’aria triste?” si sentì in dovere di chiedere. Rebecca si girò. “Chi, io? No, non mi dispiace la pioggia estiva. Anzi, mi piace. È il tipo che preferisco”. “Il tuo tipo di pioggia preferito?” disse Thea. Ricordo che aveva la fronte aggrottata, mentre rifletteva su queste parole. Poi annunciò: “Bé, a me piace la pioggia prima che cada”. Rebecca sorrise della trovata, mai io (in modo molto pedante, suppongo) dissi: “Però prima che cada non è proprio pioggia, tesoro”. “E allora cos’è?” disse Thea. E io spiegai: “È solo umidità, umidità delle nuvole”. Thea abbassò gli occhi e si concentrò, ancora una volta, a scegliere i ciottoli sulla spiaggia: ne raccolse due e prese a batterli uno contro l’altro. Il suono sembrava darle piacere. Non mi arresi: “Sai, Thea, non esiste una cosa come la pioggia prima che cada. Deve cadere, altrimenti non è poggia”. Era un principio stupido su cui insistere con una bambina, e mi pentii di aver cominciato. Ma Thea sembrava non avere nessuna difficoltà ad afferrarlo, semmai il contrario – perché dopo qualche minuto mi guardò e scosse la testa con aria di commiserazione, come se stesse mettendo a dura prova la sua pazienza dover discutere di questioni del genere con una ritardata. “Certo che non esiste una cosa così”, disse, “è proprio per questo che è la mia preferita. Qualcosa può ben farti felice, no? Anche se non è reale”. Poi corse verso l’acqua, con un gran sorriso, felice che la sua logica avesse riportato una vittoria così sfacciata.
2 commenti:
Ciao Adryss io di coe ho letto La casa del sonno e La famiglia Winshaw...bellissimi e geniali. Un intreccio complesso con moltissimi personaggi ma di piacevolissima lettura. Aggiungo La pioggia prima che cada nella mia wishlist
Un abbraccio
Fra
Ciao Fra, scusa se rispondo solo adesso, ma non ci sono stato... "La famiglia Winshaw" l'ho sentito dire, e spero un giorno di leggerlo... ma io sono ossessivo-compulsivo, e devo superare lo scoglio costituito dal fatto che adesso c'è solo in versione economica... mentre gli altri ce li ho in versione originale... Lo so, sono pazzo, che ci posso fare? L'altro invece non l'avevo mai sentito... lo terro in conto... proprio adesso sto leggendo "Donna per caso", sempre di Coe... quando l'avrò finito ci farò un post... non sembra niente male, per adesso. Un abbraccio anche a te...
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