mercoledì 25 giugno 2008

Testa di cane

Un acquisto dettato da quella passione per le saghe familiari di cui ho già detto più volte in precedenti post. Non avevo idea di chi fosse Morten Ramsland, ma ho scoperto che in Danimarca, il suo paese natale, riscuote un certo successo, al punto che con questo romanzo si è aggiudicato il premio “Alloro d’oro”, assegnato dai librai danesi al miglior romanzo dell’anno. Ma questo importa poco. Di tutti gli autori che amo, nessuno mi era noto prima di acquistare il primo libro. È stato così per Vonnegut, Starnone, Coe, Homes. Tutti illustri sconosciuti, per me, fino a quando non ho comprato un loro libro per la prima volta, e mi sono innamorato della loro scrittura. Quando vedo un libro nuovo di un autore che conosco, se mi è piaciuto quello che ho già letto, allora compro anche il nuovo, ma il non conoscere nulla di un autore non è affatto un deterrente, anzi stimola molto la mia curiosità. Titolo, copertina e risvolto fanno il resto, e in poco tempo mi ritrovo a posizionare sulla mensola romanzi come “Testa di cane”.

Al capezzale della nonna, Asger Eriksson si trova a ricostruire la storia della sua famiglia. Purtroppo per lui, i parenti non si scelgono, e quelli che gli sono toccati in sorte non sono esattamente dei modelli di virtù. Ubriaconi, giocatori d’azzardo, contrabbandieri, teppisti: c’è un po’ di tutto nella famiglia Eriksson, la cui storia comincia con Asklid, capostipite sopravvissuto ad un campo di concentramento nazista, ingegnere navale con un animo votato al commercio illecito, che scandisce la sua vita tra una bettola e un cantiere. Accanto a lui c’è nonna Bjørk, memoria storica della famiglia, custode di segreti che a nessuno è dato conoscere, ma anche piuttosto bizzarra, se si pensa che colleziona barattoli di vetro contenenti ‘aria fresca di Bergen’, come indicano le etichette. I tre figli non possono essere da meno: il maggiore, Knut, ha l’animo del pirata, ed è dedito come il padre alla bottiglia più che al lavoro, poi c’è la femmina, Anne Katrine, sovrappeso, cardiopatica e francamente inutile, e infine Niels, che essendo stato partorito in una latrina, impiega praticamente tutta la vita a cercare di tirarsene fuori. Poi c’è Asger, l’io narrante della storia, che ricuce insieme i frammenti di un’epopea attraverso i paesaggi del Nord Europa, per trovare una risposta alla sua ossessione: la fobia delle cantine. Laggiù, nascosto nel buio, c’è Testa di cane, un mostro terribile che lo aspetta, appostato nei recessi della sua memoria e pronto a saltare fuori.

Romanzo molto bello e intenso in alcuni passi, ironico al limite del grottesco in altri, profondo e romantico in altri ancora. Quello in cui Ramsland eccelle, a mio parere, è la caratterizzazione dei personaggi, tutti bizzarri al limite dell’inverosimile, ma in qualche modo tremendamente reali. Spero in futuro di avere altre occasioni per leggere sue nuove opere. Se queste sono le premesse, ci sarà da divertirsi.

4 commenti:

scrittrice75 ha detto...

ciao sono angela, ti linko anche io molto volentieri. un saluto

Adryss ha detto...

Bene, allora ci si vede nelle maglie del web!

veronica ha detto...

Ma che carino qesto libro ^^

PS: Meme in arrivo per te...

Adryss ha detto...

Ho visto solo adesso... risponderò presto... grazie per avermi incluso! ^_^