“O tu che con le dita ti dismaglie,”
cominciò il duca mio all’un di loro,
“e che fai d’esse talvolta tenaglie,
dinne s’alcun latino è tra costoro
che son quinc’entro, se l’unghia ti basti
eternamente a cotesto lavoro.”
“Latin sem noi, che tu vedi sì guasti
qui ambedue,” rispuose l’un piangendo:
“ma tu chi se’ che di noi domandasti?”
E il duca disse: “I’ son un che discendo
con questo vivo giù di balzo in balzo,
e di mostrar lo ‘nferno a lui intendo.”
Inferno, canto XXIX, versi 85-96
venerdì 5 settembre 2008
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