Non c’è dubbio che a renderla nota al grande pubblico siano stati i film basati sulle storie degli X-Men, soprattutto il primo, che la vede protagonista più degli altri personaggi. Tuttavia, chi consce i fumetti di questi eroi, non ritrova grosse somiglianze tra la Rogue cinematografica e quella cartacea. Partiamo dalle analogie. Rogue ruba i poteri e le energie vitali. Le basta un tocco della sua pelle con quella di un altro essere per acquisirne le capacità mutanti, se ne ha, o solamente la forza vitale. Fine. Non ci sono altre analogie tra i due personaggi. Ecco perché volevo parlare un po’ meglio di quella dei fumetti. Intendiamoci, il personaggio del film mi piace, salvo che per il finale dell’ultimo, ma quello è solo un dettaglio. Però non è la stessa Rogue delle storie degli anni Ottanta. Intanto, Rogue non è un’adolescente ma una donna a tutti gli effetti. È vero che non è capace di controllare il suo potere, ma quello con gli X-Men non è il suo primo contatto con altri esseri come lei. Prima di giungere nella sede del gruppo di eroi, Rogue milita a lungo in un gruppo criminale terrorista, deciso a risolvere il problema dei mutanti imponendone la supremazia sugli esseri umani comuni. È proprio l’uso sconsiderato dei suoi poteri che fa in questo gruppo, sotto l’ala di Mistica, che la spinge a cercare rifugio e aiuto in qualcuno che possa insegnarle a gestirli ed usarli in modo migliore. Tra l’altro, sebbene il suo vero potere mutante sia quello di assorbire le menti e le capacità altrui, per un lungo periodo della sua militanza negli X-Men, Rogue ha i poteri di Miss Marvel, alias Carol Danvers, alla quale li aveva permanentemente sottratti, insieme a buona parte dei suoi ricordi, in seguito ad un contatto prolungato.
Ed ecco che arriviamo alla differenza fondamentale che vorrei sottolineare tra il personaggio originale e la sua versione cinematografica. Nel film, l’unico vero disagio che deriva alla ragazza dai suoi poteri è quello di non poter avere contatti fisici con le altre persone. Che sicuramente, in una fase delicata come l’adolescenza, deve rappresentare un trauma non da poco. Ma il personaggio dei fumetti ha un problema in più, che non viene evidenziato nel film. Ogni volta che Rogue tocca una persona, non ne acquisisce solo i poteri e la forza vitale, ma anche i pensieri. Tutto quello che identifica quella persona si trasferisce in lei: idee, sensazioni, paure, sentimenti, tutto. E, a differenza dei poteri che spariscono dopo un certo tempo, queste tracce mentali rimangono dentro di lei per sempre, rendendo la sua mente un’accozzaglia confusa di pensieri che non le appartengono e in cui è difficile isolare la propria psiche. A mio parere, è questo, più che la privazione del contatto fisico, a rappresentare una tortura per la bella mutante del sud. Il non poter mai essere sicura che quello che prova lo sta provando lei e non qualcun altro nella sua testa. Volutamente non parlo della sua tormentata relazione con Gambit, o della sua ‘strana’ attrazione per Magneto, perché mi dilungherei troppo, volevo solo sottolineare come non ci sia cosa peggiore che perdere la propria identità, il proprio io, e sotto questo aspetto non ci può essere un esempio più chiaro di Rogue.
Come vedete, non ho fatto neanche un cenno al suo aspetto, non perché non meriti di essere guardata per bene da tutti coloro che abbiano voglia di rifarsi gli occhi (mi ricordo perfettamente le splendide tavole di Andy Kubert che la ritraeva in maniera esemplare), ma perché è bene notare che nei personaggi femminili dei fumetti, non ci sono sempre e solo forme, ma anche contenuti.
Ed ecco che arriviamo alla differenza fondamentale che vorrei sottolineare tra il personaggio originale e la sua versione cinematografica. Nel film, l’unico vero disagio che deriva alla ragazza dai suoi poteri è quello di non poter avere contatti fisici con le altre persone. Che sicuramente, in una fase delicata come l’adolescenza, deve rappresentare un trauma non da poco. Ma il personaggio dei fumetti ha un problema in più, che non viene evidenziato nel film. Ogni volta che Rogue tocca una persona, non ne acquisisce solo i poteri e la forza vitale, ma anche i pensieri. Tutto quello che identifica quella persona si trasferisce in lei: idee, sensazioni, paure, sentimenti, tutto. E, a differenza dei poteri che spariscono dopo un certo tempo, queste tracce mentali rimangono dentro di lei per sempre, rendendo la sua mente un’accozzaglia confusa di pensieri che non le appartengono e in cui è difficile isolare la propria psiche. A mio parere, è questo, più che la privazione del contatto fisico, a rappresentare una tortura per la bella mutante del sud. Il non poter mai essere sicura che quello che prova lo sta provando lei e non qualcun altro nella sua testa. Volutamente non parlo della sua tormentata relazione con Gambit, o della sua ‘strana’ attrazione per Magneto, perché mi dilungherei troppo, volevo solo sottolineare come non ci sia cosa peggiore che perdere la propria identità, il proprio io, e sotto questo aspetto non ci può essere un esempio più chiaro di Rogue.
Come vedete, non ho fatto neanche un cenno al suo aspetto, non perché non meriti di essere guardata per bene da tutti coloro che abbiano voglia di rifarsi gli occhi (mi ricordo perfettamente le splendide tavole di Andy Kubert che la ritraeva in maniera esemplare), ma perché è bene notare che nei personaggi femminili dei fumetti, non ci sono sempre e solo forme, ma anche contenuti.
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