È innegabile che i supereroi femminili da alcuni anni a questa parte ricoprono un ruolo sempre più di rilievo nelle storie a fumetti. Un tempo le donne non erano altro che un contorno, oggi sono protagoniste a tutti gli effetti delle storie. Eppure, ancora oggi si scorge la tendenza ad utilizzare i personaggi femminili solo come un ornamento, anche se poi viene loro creata una ragion d’essere, ricoprendole di ruoli e tematiche più o meno complesse. Una cosa del genere è stata fatta con Supergirl. Nel 1985 la dirigenza della DC comics decise di unificare quell’ingarbugliato macrocosmo che rappresentava il contesto delle storie dei suoi personaggi, e a questo scopo venne ideata la maxisaga “Crisi sulle terre infinite”. In quella storia, le infinite terre in cui vivevano infinite versioni dei personaggi DC vennero annullate, e si tornava ad un unico DC universe con un solo rappresentante per ogni eroe (con poche eccezioni come Lanterna verde o Flash). In quella saga, uno dei momenti più importanti e strazianti fu certamente la morte di Supergirl. Quindici anni dopo, qualcuno decise di resuscitarla, complice il fatto che la sua testata personale era stata chiusa. Perché si decise di riavere questo personaggio? Secondo me la risposta è semplice: Supergirl è carina. Intendiamoci, non è che non ci fossero altri personaggi femminili accattivanti dal punto di vista estetico, ma una in più non guasta mai. Perché dico questo? Perché sono convinto che non ci fosse nessuna utilità in questo ritorno se non quella di avere un’altra pupetta in minigonna da esibire nelle splash-pages (le pagine doppie in cui il disegnatore può dedicarsi con molta cura dei dettagli al personaggio che disegna). Con questo non voglio dire che Supergirl sia un brutto personaggio, ne seguo le storie e tutto sommato sono piuttosto leggibili, molto più di altre. Però che l’unica ragione per far risorgere Supergirl sia che Superman è depresso perché è l’unico kriptoniano rimasto in vita nell’universo, sinceramente mi sembra un po’ riduttivo, e mi fa pensare che la vera ragione sia di ordine puramente estetico. Obiettivo centrato in pieno, tra l’altro, visto che il primo rilancio è stato affidato a Michael Turner e che adesso le storie sono disegnate da Ian Churchill (di entrambi ho già parlato, parecchio tempo fa, a proposito di “Fathom” e “The Coven”, rispettivamente). Infatti, devo confessare che, sebbene mi piacciano le storie e mi piaccia seguire l’universo DC nel modo più completo possibile, una forte spinta a prendere i fumetti di Supergirl me la danno i meravigliosi disegni di Churchill, che con le figure femminili si trova particolarmente a suo agio, con somma gioia di tutti noi lettori maschietti. Speriamo quindi che le storie continuino ad avere un buon profilo, perché di un’ennesima Barbie senza cervello, onestamente, non sentiamo alcun bisogno.
mercoledì 24 settembre 2008
Le donne dei comics - Supergirl
È innegabile che i supereroi femminili da alcuni anni a questa parte ricoprono un ruolo sempre più di rilievo nelle storie a fumetti. Un tempo le donne non erano altro che un contorno, oggi sono protagoniste a tutti gli effetti delle storie. Eppure, ancora oggi si scorge la tendenza ad utilizzare i personaggi femminili solo come un ornamento, anche se poi viene loro creata una ragion d’essere, ricoprendole di ruoli e tematiche più o meno complesse. Una cosa del genere è stata fatta con Supergirl. Nel 1985 la dirigenza della DC comics decise di unificare quell’ingarbugliato macrocosmo che rappresentava il contesto delle storie dei suoi personaggi, e a questo scopo venne ideata la maxisaga “Crisi sulle terre infinite”. In quella storia, le infinite terre in cui vivevano infinite versioni dei personaggi DC vennero annullate, e si tornava ad un unico DC universe con un solo rappresentante per ogni eroe (con poche eccezioni come Lanterna verde o Flash). In quella saga, uno dei momenti più importanti e strazianti fu certamente la morte di Supergirl. Quindici anni dopo, qualcuno decise di resuscitarla, complice il fatto che la sua testata personale era stata chiusa. Perché si decise di riavere questo personaggio? Secondo me la risposta è semplice: Supergirl è carina. Intendiamoci, non è che non ci fossero altri personaggi femminili accattivanti dal punto di vista estetico, ma una in più non guasta mai. Perché dico questo? Perché sono convinto che non ci fosse nessuna utilità in questo ritorno se non quella di avere un’altra pupetta in minigonna da esibire nelle splash-pages (le pagine doppie in cui il disegnatore può dedicarsi con molta cura dei dettagli al personaggio che disegna). Con questo non voglio dire che Supergirl sia un brutto personaggio, ne seguo le storie e tutto sommato sono piuttosto leggibili, molto più di altre. Però che l’unica ragione per far risorgere Supergirl sia che Superman è depresso perché è l’unico kriptoniano rimasto in vita nell’universo, sinceramente mi sembra un po’ riduttivo, e mi fa pensare che la vera ragione sia di ordine puramente estetico. Obiettivo centrato in pieno, tra l’altro, visto che il primo rilancio è stato affidato a Michael Turner e che adesso le storie sono disegnate da Ian Churchill (di entrambi ho già parlato, parecchio tempo fa, a proposito di “Fathom” e “The Coven”, rispettivamente). Infatti, devo confessare che, sebbene mi piacciano le storie e mi piaccia seguire l’universo DC nel modo più completo possibile, una forte spinta a prendere i fumetti di Supergirl me la danno i meravigliosi disegni di Churchill, che con le figure femminili si trova particolarmente a suo agio, con somma gioia di tutti noi lettori maschietti. Speriamo quindi che le storie continuino ad avere un buon profilo, perché di un’ennesima Barbie senza cervello, onestamente, non sentiamo alcun bisogno.
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2 commenti:
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