Io vidi un, fatto a giusa di leuto,
pur ch’egli avesse avuto l’anguinaia
tronca dell’altro che l’uom ha forcuto.
La grave idropisia, che sì dispaia
le con l’omor che mal converte,
che ‘l viso non risponde alla vetraia,
faceva a lui tener le labbra aperte,
come l’etico fa, che per la sete,
l’un verso il mento, e l’altro in su rinverte.
“O voi, che sanza alcuna pena siete,
e non so io perché, nel mondo gramo,”
diss’elli a noi, “guardate e attendete
alla miseria del maestro Adamo!
Io ebbi, vivo, assai di quel ch’io volli,
e ora, lasso!, un gocciol d’acqua bramo.”
Inferno, canto XXX versi 49-63
venerdì 12 settembre 2008
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