Ieri era un giorno particolare. Non solo per alcuni, ma per tutti. Da quel giorno di sette anni fa, buona parte del mondo, in tutti i suoi aspetti, è cambiato. L’economia, la religione, la vita di tutti i giorni hanno assunto significati diversi, per alcuni in maniera più radicale, per altri in modi meno visibili. È curioso, ma proprio ieri mi è capitato di rivedere un film, e un ricordo mi ha colto alla sprovvista quando ho realizzato che era proprio quel giorno. L’11 settembre. Parecchie volte sono stato tentato di parlare di questo film, ma la cosa giusta da fare sarebbe parlare del fumetto da cui è tratto. Purtroppo, il fumetto di cui parlo è di una complessità tale che è molto difficile da analizzare. Servono parecchie letture per coglierne tutti i significati, e l’ho letto diverso tempo fa. Il desiderio di rileggerlo mi ha preso diverse volte, ma sono talmente tante le cose che ho da leggere che ogni volta rileggere qualcosa mi sembra tempo sottratto alle novità.
Il fumetto a cui mi riferisco è “V for Vendetta”, una delle opere più intense e significative di Alan Moore. Già solo questo nome dovrebbe bastare a giustificare il mio imbarazzo e la mia titubanza a parlarne. Un giorno forse lo farò. Non oggi. Il film che ne è stato tratto è una buona sintesi di uno degli elementi portanti del romanzo grafico: il totalitarismo politico. Quello che mi ha spinto a scrivere queste righe è il ricordo di un aneddoto legato all’uscita nelle sale del film. Il protagonista della storia è un terrorista, e guarda caso l’uscita del film era prevista pochi mesi dopo l’attentato alle torri gemelle di New York. E vista la stretta correlazione tra l’argomento trattato e i fatti accaduti nella realtà, si decise (chi l’ha deciso non lo so, ma è poco importante) di posticipare l’uscita del film. Motivo ufficiale: la lettura positiva che veniva data del personaggio, di un terrorista che in nome di un ideale mette in atto una serie di attentati alle istituzioni del governo Britannico.
Adesso sono costretto a fare qualche accenno alla trama. In un futuro prossimo, l’Inghilterra è retta da un regime totalitario che basa la sua potenza sul controllo mediatico delle masse e sulle strettissime proibizioni di qualunque cosa venga giudicata sovversiva. Immigrati, musulmani, omosessuali, attivisti politici, vengono giudicati criminali, arrestati e rinchiusi senza che se ne sappia più nulla da apposite forze di polizia che vanno sotto il nome di Castigatori. Come si è giunti a questo? Qualche anno prima, l’Inghilterra è vittima di un attentato terroristico, che colpisce tre obiettivi: una scuola, una stazione della metropolitana e un impianto per la depurazione dell’acqua. Nel panico generale, la voce di un politico conservatore si alza più forte delle altre fino a raggiungere il potere assoluto. Una cosa già vista anche nella realtà. Il paragone con la Germania e l’Italia del primo dopoguerra, e per certi versi anche con la Spagna e la Russia, è quasi scontato.
Ma quello di cui voglio parlare è un’altra cosa. Perché nel film, a un certo punto, nella mente dell’ispettore capo Finch comincia a farsi strada il sospetto di una amara verità. E nella mia, di mente, proprio rivedendo il film in questa strana coincidenza di date, si è fatta strada un’altra idea. Potrebbe essere che la ragione della posticipata uscita del film non sia stata la possibile simpatia degli spettatori per il terrorista e il terrorismo in generale. Forse, la storia arriva ad una conclusione molto vicina alla realtà, più di quanto qualcuno vuole che la gente pensi. In questi sette anni, le ipotesi su complotti, opportunismi politici e interessi economici si sono sprecate. Una delle voci più autorevoli che si sono alzate è stata quella di Michael Moore con il suo film-documentario “Fahrenheit 9/11”, in cui rivelava strani contatti tra esponenti della politica e dell’economia americana e quelli che si sono rivelati essere terroristi internazionali. Però sappiamo tutti che le voci grosse non vengono quasi mai ascoltate. Sono i sussurri, le metafore, le voci di corridoio, quelli che fanno pensare. Forse, poteva essere più pericoloso un film fantapolitico che un documentario. Nessuno può fare più che delle congetture in proposito, ma quello strano concatenamento di eventi che vede delinearsi l’ispettore Finch potrebbe anche essere accaduto davvero. Probabilmente non lo sapremo mai. Perché anche noi abbiamo tutte le informazioni: tutti i nomi, le date... Quello di cui abbiamo bisogno veramente è una storia. E ho paura che questa storia non ce la verrà a raccontare nessuno, se non tra molti, molti anni.
2 commenti:
Credevo che il post fosse un noioso ripercorrere la storia dell'11 settembre, sono sincera! Invece come al solito mi è piaciuto e mi ha incuriosito moltissimo :P
Il finale che proponi è talmente inquietante da essere possibile sai? Forse un po' troppo "americana" come ipotesi, però non così lontana dalla realtà...
Mi credi capace di scrivere qualcosa di noioso??? Scherzi a parte, non ero molto sicuro che l'avrei pubblicato, mentre lo scrivevo... poi rileggendolo non mi è sembrato male, così mi sono deciso... Per le risposte, non credo ci siano molte speranze di averle...
Posta un commento