Probabilmente (anzi, sicuramente), ha ragione Steve Englehart quando dice che, se da lettore lo Spaventapasseri è un degno nemico di Batman, da scrittore non ci sono motivi per apprezzarlo. E in effetti, anche il lettore medio da un ‘cattivo’ dei fumetti si aspetta qualcosa di straordinario, qualcosa che lo renda originale. Invece lo Spaventapasseri (sono parole dello stesso Englehart) non fa niente. Perché?
Andiamo con ordine. Jonathan Crane è un comune essere umano, niente superpoteri, niente macchinari o armi avveniristiche. E tra gli umani non primeggia certo per doti fisiche, al di là di una discreta agilità e uno stile di lotta imprevedibile, né per astuzia. Jonathan Crane è uno psicologo, professore in un college, particolarmente interessato a quel complesso di emozioni che la mente umana racchiude nel concetto di paura. Infine, è molto colto ed è un brillante chimico. Un po’ poco per un vero supercriminale di Gotham city, che si fregia di elementi come il Joker, Due facce, l’Enigmista o Man-bat. Tra l’altro, neanche nelle sue origini criminali c’è granché di originale: un’infanzia difficile vissuta nel disprezzo degli altri ragazzi che lo prendevano in giro per il suo aspetto, un ritiro antisociale immerso nel suo mondo di libri, la sua ossessione per la paura, il suo debutto come criminale quando la follia lo fa cacciare dall’università dove insegna.
Tutto sommato, non siamo poi molto distanti dal Pinguino, dato che entrambi i personaggi si caratterizzano per essere piuttosto comuni. Ho già detto quale ruolo ha il Pinguino nelle storie di Batman. Che bisogno c’era di un altro personaggio così? È vero che a prima vista c’è un lato interessante nello Spaventapasseri, rappresentato da questa ossessione per le paure della mente, per cui arriva a mettere a punto un gas in grado di scatenare il terrore in chiunque ne venga esposto. Ma anche esercitando la fantasia il più possibile, rielaborando la sua visione del mondo, le circostanze delle sue origini e il suo passato, ci vuole ben poco ad esaurire le potenzialità del personaggio. Per cui la domanda ritorna: perché? Cosa c’è di interessante in un tizio che spruzza gas terrorizzante sulle persone e poi resta lì a guardarle tremare di paura?
Quello che è interessante, è il rapporto con Batman. Fin dai suoi esordi, infatti, l’uomo pipistrello ha fatto della paura la sua principale arma. La stessa scelta del suo animale totemico non fa riferimento a particolari abilità o poteri, ma non è altro che un richiamo ad un essere che per antonomasia è terrificante. Il suo scopo era quello di insinuare il terrore nell’animo dei criminali, non solo per indurli a commettere errori e per renderli più vulnerabili, ma soprattutto per far capire che da quel momento in poi nessuno di loro sarebbe più stato al sicuro a Gotham. Ecco perché lo Spaventapasseri è interessante: perché con la sua esasperazione della paura, porta Batman a indagare sulle sue stesse paure, e su come lui stesso possa apparire spaventoso non solo agli occhi dei criminali, ma anche della gente comune. Ecco in che cosa lo Spaventapasseri è stato maestro: nel restare in piedi a guardare. Tanto meno agisce lui, tanto più noi possiamo conoscere l’interiorità di Batman, e dei suoi comprimari qualora siano presenti. Una cosa che ben pochi altri personaggi sono stati in grado di fare. E tutto sommato, sembra che anche il personaggio stesso sia consapevole di questo suo ruolo, come quando, preso in giro dagli altri criminali rinchiusi nell’Arkham asylum, continua a ripetere ossessivamente a se stesso: “Io sono lo Spaventapasseri, il signore della paura!”.
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