S’io fussi stato dal foco coperto,
gittato mi sarei tra lor di sotto,
e credo che il dottor l’avria sofferto;
ma perch’io mi sarei bruciato e cotto,
vinse paura la mia buona voglia,
che di lor abbracciar mi facea ghiotto.
Poi cominciai: “Non dispetto, ma doglia
la vostra condizion dentro mi fisse,
tanto che tardi tutta si dispoglia,
tosto che questo mio signor mi disse
parole per le quali io mi pensai
che, qual voi siete, tal gente venisse.
Di vostra terra sono, e sempre mai
l’ovra di voi e gli onorati nomi
con affezion ritrassi ed ascoltai.
Lascio lo fele, e vo per dolci pomi
promessi a me per lo verace duca;
ma fino al centro pria convien ch’io tomi.”
Inferno, canto XVI versi 46-63
lunedì 5 maggio 2008
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