Ed egli a me: “Se tu segui tua stella,
non puoi fallire al glorioso porto,
se ben m’accorsi nella vita bella;
e s’io non fossi sì per tempo morto,
veggendo il cielo a te così benigno,
dato t’avrei all’opera conforto.
Ma quello ingrato popolo maligno
che discese di Fiesole ab antico
e tiene ancor del monte e del macigno,
ti si farà, per tuo ben far, nimico;
ed è ragion che tra li lazzi sorbi
si disconvien fruttare al dolce fico.
Vecchia fama nel mondo li chiama orbi;
gente avara, invidiosa e superba:
da’ lor costumi fa che tu ti forbi.
La tua fortuna tanto onor ti serba,
che l’una parte e l’altra avranno fame
di te; ma lungi fia dal becco l’erba.
Faccian le bestie fiesolane strame
di lor medesime e non tocchin la pianta,
s’alcuna surge ancor nel lor letame,
per cui riviva la sementa santa
di quei Roman che vi rimaser, quando
fu fatto il nido di malizia tanta.”
Inferno, canto XV versi 55-78
giovedì 1 maggio 2008
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