Appresso ciò lo duca “Fa che pinghe,”
Mi disse, “un poco il viso più avante,
sì che la faccia ben con gli occhi attinge
di quella sozza e scapigliata fante
che là si graffia con l’unghie merdose,
e or s’accoscia, e ora è in piede stante.
Taide è, la puttana, che rispose
al drudo suo, quando disse: ‘Ho io grazie
grandi appo te?’: ‘Anzi meravigliose!’
e quinci sien le nostre viste sazie.”
Inferno, canto XVIII versi 127-136
venerdì 23 maggio 2008
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