Però che l’occhio mi avea tutto tratto
ver l’altra torre, alla cima rovente,
dove in un punto furon dritte ratto
tre furie infernal di sangue tinte,
che membra femminine avevano e atto,
e con idre verdissime eran cinte;
serpentelli e ceraste avean per crine,
onde le fiere tempie erano avvinte.
E quei, che ben conobbe le meschine
della regina dell’eterno pianto,
“Guarda,” mi disse, “le feroci Erine.
Questa è Megera dal sinistro canto;
quella che piange dal destro è Aletto;
Tesifone è nel mezzo;” e tacque a tanto.
Con l’unghie si fendean ciascuna il petto;
batteansi a palme; e gridavan sì alto,
ch’io mi strinsi al poeta per sospetto.
Inferno, canto IX versi 35-51
mercoledì 2 aprile 2008
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