Lo sprazzo era un’arena arida e spessa,
ma d’altra foggia fatta che colei
che fu da piè di Caton già soppressa.
O vendetta di Dio, quanto tu dei
esser temuta da ciascun che legge
ciò che fu manifesto agl’occhi miei!
D’anime nude vidi molte gregge,
che piangean tutte assai miseramente,
e parea posta lor diversa legge.
Supin giacea in terra alcuna gente;
alcuna si sedea tutta raccolta,
e altra andava continuamente.
Quella che giva intorno era più molta,
e quella men che giaceva al tormento,
ma più al duolo avea la lingua sciolta.
Sovra tutto il sabbion, d’un cader lento,
piovean di fuoco dilatate falde,
come di neve in alpe senza vento.
Inferno, canto XIV versi 13-30
martedì 29 aprile 2008
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