venerdì 9 maggio 2008

Ethlinn la dea nascosta

Il fantasy è sempre stato un genere che mi ha affascinato molto. Mia nonna è solita raccontare, con la logorrea storica tipica degli anziani, che quando ero piccolo, e capitava che avessi la febbre, visto che i miei genitori lavoravano entrambi, veniva lei a casa nostra, e la prima cosa che le chiedevo era di leggermi una versione illustrata de “Il Signore degli anelli” che io adoravo. Non mi stancavo mai di sentirla leggere, visto che ero ancora troppo piccolo per farlo io.
Non ho un genere letterario preferito, leggo di tutto, e sempre con molto piacere, ma tra i libri che leggo in un anno, uno o due sono sempre di genere fantasy. Non conoscevo Egle Rizzo, e non avevo mai sentito parlare del suo libro, prima di comprarlo, quasi per caso, in una libreria del centro di Palermo. Dietro ai miei libri c’è quasi sempre una storia, a volte talmente banale o di poco conto che non la ricordo neanche, altre volte invece mi rimane impressa nella memoria l’esatta sequenza di eventi che mi hanno portato a quel libro. Per Ethlinn fu il presagio di lunghe e ripetute attese che mi spinse a comprarlo. Era periodo di saldi, e, sicuramente in preda ad un raptus psicotico, mi ero offerto di accompagnare un’amica in giro. Alla terza sosta di un quarto d’ora, quelle due vetrine con i libri esposti mi sembrarono un miraggio. Entrai, mi diressi al mucchio con le ultime uscite davanti alla cassa, un rapido sguardo al portafoglio, e, benedetti quei venti euro che per caso avevo con me, comprai il libro. Cominciai a leggere solo per riempire i vuoti di quella giornata, continuai perché in poche pagine mi aveva stregato, e in meno di una settimana le seicentosessantanove pagine erano volate via. Da allora, “Ethlinn la dea nascosta” è uno dei libri finiti nella mia casella mentale in cui ci sono tutti quelli che nella mia vita rileggerò, prima o poi, e la tentazione mi prende spesso, ma poi desisto dedicandomi a cose nuove. E adesso, via con la trama (chi non volesse rovinarsi la sorpresa, e fidarsi esclusivamente del mio giudizio, può benissimo fermarsi qui e andare ad acquistarlo subito, magari saltando direttamente al commento finale, altrimenti…)


Il giovane Adrhyss è un brillante studente dell’Accademia, una sorta di università alla quale si formano i membri dell’ordine dei Guaritori, una setta dedita alla scienza, alla medicina e allo studio della natura. Gli appartenenti a tale ordine vestono la tunica nera, e tale colore non è casuale, dato che in principio l’Ordine Bianco, la setta dei sacerdoti, volle mostrare eloquentemente quanto poco in comune avessero i due ordini. I sacerdoti servono gli dei, antichi re del passato divenuti immortali, che poco si interessano delle faccende degli uomini ma che i sacerdoti sfruttano per conservare il loro prestigio e il loro potere sulle masse. I due ordini non nascondono le reciproche antipatie, ma per il giovane guaritore le questioni di politica contano poco, almeno fino a quando non commette l’errore di corteggiare una sacerdotessa, figlia di uno dei sacerdoti più potenti, uno dei membri del Consiglio dei Dodici, la massima autorità del regno. E così quello che per il giovane è solo uno svago diventa la sua rovina, almeno così lui crede in un primo tempo, perché le macchinazioni del padre della ragazza lo costringono a diventare discepolo dell’adepto di Ethlinn, la Dea nascosta, o Dea del fiore di neve dal cuore purpureo. Relegato nella solitudine del tempio di Ethlinn, Adrhyss continua a mantenere saldi i legami con il suo mondo, negando l’esistenza degli dei e cercando di non perdere il suo ruolo di guaritore all’Accademia. Si guadagna così il titolo di sacerdote nero, malvisto dall’Ordine Bianco e non troppo apprezzato dall’Ordine Nero, esclusi i suoi amici dell’Accademia e il Gran Maestro dei guaritori, che nutre per lui una grande ammirazione. Ma il potere della Dea nascosta, di cui Adrhyss farà la conoscenza negli angoli più riposti della sua mente, si manifesterà in tutta la sua grandezza, e la dea, da rivale, diventerà preziosa alleata del giovane e dei suoi amici contro l’Ordine Bianco, dimostrando che il potere di un dio deriva da quanto e da come il suo sacerdote sceglie di servirlo, e non dalle ricchezze di cui dispone il suo tempio. Il cammino che Adrhyss dovrà compiere sarà lungo e irto di pericoli, ma grazie alla benevolenza di Ethlinn, alla ammirazione del suo maestro, all’amicizia dei compagni, e soprattutto alla sua forza di volontà e al suo ingegno, il ragazzo riuscirà a risalire la scala del successo, a conquistare le cariche più alte del potere, e acquisirà nello stesso tempo la saggezza necessaria per utilizzare questo potere nel migliore dei modi, per il regno e per il suo ordine.
Ma oltre che con la sua interiorità e gli intrighi dei sacerdoti, il giovane dovrà confrontarsi con i pericoli che verranno dall’esterno, dai continenti vicini al Regno, i quali vedranno nella fragilità del governo dei sacerdoti la possibilità di facili conquiste. In questo gli saranno preziosi alleati i nobili del regno, che detengono il titolo di vassallo, e la nuova classe emergente dei mercanti. Solo l’astuzia e le fini doti diplomatiche di cui è dotato permetteranno al giovane sacerdote nero di volgere le situazioni più disperate a suo vantaggio, trovando finalmente la via giusta per risolvere ogni problema.

Splendido romanzo in puro stile fantasy, nel quale però la giovane autrice riesce a riversare con grande maestria temi molto legati al nostro mondo reale. Non sono pochi infatti i richiami alla storia e alla mitologia medievali dei paesi nordici, come la divisione del regno ai vassalli e ai valvassori, o la presenza degli dei in un piano parallelo a quello della vita degli uomini, che solo alcuni dotati di spiccata sensibilità possono capire fino in fondo.
Il romanzo si presta a più livelli di lettura, da quello strettamente legato alle vicende del protagonista nella scalata ai ruoli più importanti della società, a quello che riguarda le vicende sentimentali che si intrecciano tra i personaggi, a quello che analizza lo strapotere dei sacerdoti, con palese richiamo al potere temporale della Chiesa nel Medioevo. Ma anche la simbologia assume un ruolo fondamentale, ad esempio nelle pietre degli anelli che portano gli apprendisti del Gran Maestro, o nelle emblematiche chiavi d’oro e d’argento che contraddistinguono l’appartenenza all’ordine dei sacerdoti.
Di grande effetto è, a mio parere, la figura del Gran Maestro dell’Accademia dei Guaritori, che, contrariamente a quanto la logica possa far pensare, è una donna, Aconito, e una donna con grande spirito e grande forza d’animo, messa in questo ruolo forse per voler ricordare quanto riduttiva e poco attinente alla realtà sia la figura della donna nei romanzi di ambientazione medioevale, in cui essa viene rappresentata troppo spesso come la cortigiana che fa da contorno con la sua bellezza all’ambiente dominato dall’uomo, dimenticando che le donne hanno da sempre tessuto le trame della storia e ne hanno intrecciato i fili, a volte per il bene e a volte per il male, ma sempre come protagoniste e non come comparse.
Altro motivo molto bello, che tengo a sottolineare in modo particolare, è quello della esaltazione del libro come strumento di conoscenza. I libri, e la possibilità di frequentare la biblioteca dell’Accademia, saranno le cose che più mancheranno ad Adrhyss nel suo esilio al tempio, e grande sarà la sua gioia quando il suo maestro si renderà conto che non può ostacolare la sua sete di conoscenza. E il libro come testimonianza del passato viene anche esaltato attraverso la figura di Pharim, sacerdote di Vhalyr, Dio del Libro, e custode della biblioteca dei sacerdoti, l’unico a possedere la chiave della porta di una torre segreta, nella quale sono custoditi i libri in cui è riportata la vera storia dei tempi passati, quando ancora gli dei erano re mortali, e non la versione che della storia è stata data dai sacerdoti, per accrescere il loro potere personale.
Molti altri ancora sarebbero i messaggi e i motivi interessanti da far notare in questo romanzo, ma facendolo si perderebbe il piacere di leggere le pagine che scorrono una dopo l’altra trascinando il lettore in un crescendo di avvenimenti dal finale piuttosto insolito, ma perfettamente in linea con l’impostazione data dall’autrice a tutta la storia.

2 commenti:

Duca Minimo ha detto...

si si, bello il fantasy, ti fa sognare... ti porta fuori... Conosci Terry Brooks? E' l'autore del "Ciclo di shannara". Sono dei romanzi fantasy molto appassionanti e ben scritti. Io li adoro. Bye! passa dal mio blog poi

Adryss ha detto...

Benvenuto da queste parti! Conosco Terry brooks, anche se non ho mai letto niente di suo, ancora. Passerò al più presto sul tuo blog. Ciao...